Sequestrati 1,5 milioni a Capacchione: l’imprenditore casertano è indagato per autoriciclaggio

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Salvatore Capacchione

CASERTA – I crediti d’imposta che l’imprenditore Salvatore Capacchione avrebbe illecitamente generato sfruttando Sismabonus e Superbonus 110%: erano loro al centro dell’indagine, condotta dalle fiamme gialle del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Caserta, culminata nell’ottobre 2023 nel sequestro di 17,5 milioni di euro. Quel provvedimento è stato poi confermato dal Riesame e dalla Cassazione, ma l’attività investigativa dei finanzieri, coordinati dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere, non si è fermata, è andata oltre, portando ieri a un nuovo sequestro: ha bloccato beni fino al raggiungimento di un milione e mezzo di euro nelle disponibilità proprio di
Capacchione. Secondo gli inquirenti, guidati dal procuratore Pierpaolo Bruni, tale somma rappresenterebbe i guadagni derivanti dalla cessione onerosa dei crediti illeciti. I finanzieri, coordinati dal tenente colonnello Carlo Cardillo, hanno seguito la loro monetizzazione, concretizzata da Capacchione cedendoli a cittadini ignari della loro presunta origine irregolare.

Parte di questi proventi, a detta dell’accusa, sarebbe stata investita in beni personali, condotta che ha portato a contestare all’imprenditore il reato di autoriciclaggi L’ipotizzata tesi della Procura ha consentito di disporre, anche nelle forme del sequestro per equivalente, il vincolo su beni personali dell’indagato per un valore pari alle somme conseguite dalle plurime cessioni (l’uomo d’affari avrebbe agito quale amministratore di fatto delle società coinvolte nel meccanismo diretto a generare illecitamente i crediti d’imposta). Si tratterebbe dell’unico
modo, sottolinea la Procura, per recuperare, tramite sequestro per equivalente, il profitto conseguito da chi ha generato crediti illeciti cedendoli successivamente a titolo oneroso, con l’obiettivo di ridurre o azzerare il danno per il fisco derivante dalle compensazioni operate da terzi in buona fede, i quali non possono subire in sede penale conseguenze sanzionatorie o ripristinatorie.

È doveroso sottolineare, precisa la Procura di S. Maria Capua Vetere, che le misure ablatorie applicate sono state disposte nella fase delle indagini preliminari e in assenza del contraddittorio che caratterizza la fase processuale, e che il giudice chiamato ad analizzare la vicenda nell’eventuale processo potrà anche ritenere l’assenza di qualsivoglia responsabilità in capo agli indagati.

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