PALERMO – Nuova bufera sulla sanità siciliana. La guardia di finanza di Palermo ha eseguito dieci misure cautelari personali nei confronti di manager privati e pubblici firmate dal gip Clelia Maltese su richiesta del procuratore aggiunto Sergio Demontis e dei sostituti Giacomo Brandini, Giovanni Antoci e Andrea Zoppi. I finanzieri del nucleo di polizia economico-finanziaria guidati dal colonnello Gianluca Angelini hanno eseguito i provvedimenti questa notte. Per un indagato è scattata la custodia cautelare in carcere, altri quattro sono finiti ai domiciliari, mentre cinque sono destinatari di obbligo di dimora e presentazione alla polizia giudiziari. Per tutti a vario titolo devono rispondere dei reati di corruzione, turbata libertà degli incanti, turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente, riciclaggio, emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Nei confronti di 3 dei destinatari dell’ordinanza cautelare, inoltre, sono state disposte misure interdittive della durata di un anno. Il gip ha infine ha disposto il sequestro di oltre 700 mila euro a carico degli indagati e per tre società il divieto di contrarre con la pubblica amministrazione per un anno.
Nel blitz che questa notte ha portato all’esecuzione di 10 misure cautelari per le tangenti nella sanità siciliana sono coinvolti dirigenti della Regione siciliana, manager delle Aziende sanitarie provinciali di Palermo ed Enna, un appartenente alle forze dell’ordine e tre manager di aziende private che si occupano di forniture per la sanità. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti coordinati dal procuratore aggiunto Sergio Demontis gli episodi contestati riguarderebbero periodi precedenti allo scoppio della pandemia.
Gli appalti della sanità siciliana finiti nel mirino della guardia di finanza e della procura di Palermo ammontano sfiorano i 700 milioni di euro fra gare per la manutenzione dei sistemi informatici, i servizi di ossigenazione domiciliare, di pulizia negli ospedali e nella fornitura di apparecchiature elettromedicali. Gli elementi acquisiti hanno consentito di individuare ipotesi di reato di corruzione e di turbativa relative a importanti procedure di gara in ambito sanitario sfuggite nel primo filone investigativo che ha portato agli arresti del maggio 2020. Il meccanismo con cui manager pubblici e aziende private pilotavano gli appalti in cambio di denaro era sempre lo stesso: grazie a faccendieri che mettevano in collegamento le aziende con i dirigenti pubblici.
(LaPresse)