ROMA – “Io ho sempre difeso la politica del tampone. Devono essere fatti a tutti quelli che hanno dei sintomi, anche minimi, perché è un virus subdolo che in pochi giorni ti porta a morire. Hai bruciore agli occhi e perdita del gusto? Devi fare il tampone. Serve un maggiore uso dei tamponi, non a tappeto, un uso intelligente”. Così il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri a ’24mattino’, su Radio24. “Io l’ho detto più di una volta al Governo e continuerò a dirlo. Mi ascolteranno? Spero di sì. E’ necessario che ci siano più soldi nelle aree più colpite e che ci sia maggiore libertà per fare i tamponi”.
La battaglia al Covid-19
Ha avuto paura? “Sì l’ho avuta. La notizia del tampone positivo mi arrivò la mattina del 13 marzo, il giorno dopo a Bergamo morì un operatore del 118, un mio coetaneo. Ma ero preoccupato più per la mia famiglia. Avevo paura di lasciare sola Giada, mia moglie. Quando la febbre è salita e la saturazione è scesa a 89 ho pensato che morire era diventata davvero una possibilità concreta. E così ho pensato a mio padre che morì giovane a 45 anni e a mio figlio Ludovico che ha 8 mesi, ho pensato all’ingiustizia che avrebbe vissuto anche lui crescendo senza padre come me”. Lo dice il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri in un’intervista al ‘Corriere della sera’.
Il protocollo di Pavia
“Sto aspettando il nulla osta del medico della Asl Roma 3, io sono pronto”. Ce l’ha un desiderio immediato da realizzare? “Ce l’ho. Ho letto del protocollo di Pavia: dal sangue dei guariti di coronavirus gli scienziati del San Matteo puntano a estrarre gli anticorpi. Ecco, vorrei andare là a donare il mio sangue per aiutare chi oggi ne ha bisogno”.
(LaPresse)