MILANO – È stato liberato Alessandro Sandrini. Il giovane imprenditore 34enne, originario di Folzano, in provincia di Brescia, era stato rapito a ottobre del 2016 al confine fra Siria e Turchia. L’annuncio del rilascio è arrivato dal Governo di salvezza siriano legato al gruppo salafita Hay’at Tahrir al-Sham (Hts), rilanciato da esperti di terrorismo internazionale. Si trovava nella zona di Idlib.
La conferma ufficiale porta la firma del premier, Giuseppe Conte, che in una nota ha fatto sapere che Sandrini è stato liberato “al termine di un’articolata attività condotta, in territorio estero, in maniera coordinata e sinergica dall’intelligence italiana, dalla polizia giudiziaria e dall’unità di crisi del ministero degli Affari esteri”. L’uomo, coinvolto in due indagini, dovrebbe tornare nella sua città natale, nel Bresciano, e finire ai domiciliari.
Ha un mandato d’arresto per ricettazione e un altro per furto con scasso nel 2016, risalenti a prima della partenza per la Turchia per una vacanza. Secondo l’annuncio di Hts, l’imprenditore era stato sequestrato da “una gang criminale specializzata in rapimenti” ed è stato liberato a seguito di negoziati. Sandrini, in conferenza stampa nel giorno del rilascio, a Bab al-Hawa, nel nord della Siria, racconta così il momento del rapimento: “Sono stato catturato in Turchia. Ero per strada, era verso sera. In un momento ho perso la strada dell’hotel: non sapevo più da che parte fosse. Ho girato per le strade di Adana. A un momento, mi sono sentito mettere qualcosa sul volto. Sono stato – diciamo – drogato, mi sono addormentato e mi sono risvegliato in una stanza con due persone incappucciate e armate”.
La notizia del sequestro di Sandrini era emersa 14 mesi dopo la sua scomparsa
La stampa locale riferì che l’allora 32enne aveva fatto perdere le sue tracce da oltre un anno, dopo il suo arrivo il 4 ottobre del 2016 in Turchia, dove era andato in vacanza. Erano emerse anche due telefonate alla madre, una a ottobre e un’altra il 3 dicembre 2017, in cui l’imprenditore aveva detto di essere stato rapito e che i sequestratori avevano intenzione di ucciderlo se non fosse stato pagato un riscatto.
A luglio del 2018, poi, il gruppo Site che monitora l’attività dei jihadisti online aveva riferito di un video pubblicato da un gruppo jihadista non precisato in cui Sandrini, in ginocchio e con una tuta arancione, lanciava un appello per essere salvato, davanti a due uomini pesantemente armati, vestiti di nero e con il volto coperto. Nel filmato Sandrini diceva che il video era stato girato il 19 luglio. Fino al rilascio avvenuto oltre due anni dopo quell’ottobre del 2016.
(LaPresse)