Roma, 16 apr. (LaPresse) – Dopo l’intervista nell’aula di una scuola elementare, qualche giorno fa, domenica sera è arrivata quella nel Palais Chaillot, al Trocadero, di fronte alla Torre Eiffel. Emmanuel Macron ha rilanciato la sua presidenza a quasi un anno dall’elezione, difendendo – con le unghie e con i denti – una serie di decisioni che hanno lacerato non solo la Francia, ma il mondo intero.
E’ stata un’intervista-fiume, durata ben più delle due ore previste, e ben più estesa di quella di qualche giorno fa dall’aula scolastica, trasmessa da Tf1. E, come la scuola elementare di un piccolo centro rurale, anche Palais Chaillot non è stato scelto a caso: qui che fu firmata, nel 1948, la Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo, pietra miliare del sistema dell’Onu, le cui radici arrivano sino all’epoca dei lumi che proprio a Parigi mosse i primi passi.
E però questo presidente, tra i più giovani e più ambiziosi che hanno occupato l’Eliseo, ha dovuto difendersi da accuse che arrivano proprio da lì, da chi lo accusa di aver violato i diritti umani, magari affrontando in modo troppo tranchant la crisi migratoria. “I migranti minori? Non saranno messo nei centri di detenzione – si è difeso il presidente – certo, i minori possono essere lasciati poche ore in questi centri se sono con le loro famglie, ma questo è proprio per non separarli dai loro cari”.
Si è discusso, con domande anche scomode, davvero di tutto: pensioni, lavoro, di scioperi selvaggi per le privatizzazioni delle ferrovie. Si è concluso con note più frivole sul calcio, con la bruciante vittoria del Psg sull’Om, squadra del cuore di Macron. Ma è della situazione geopolitica si è parlato sin dalle prima domanda, naturalmente sui missili che Francia, Regno Unito e Stati Uniti hanno fatto piombare sugli obiettivi siriani dopo un presunto attacco chimico.
Quei morti sono dovuti al cloro e al sarin preparati da uomini legati al presidente Bashar al Assad, secondo l’Eliseo, e i russi possono essere considerati “complici” per l’attacco chimico a Douma dello scorso 7 aprile.
Mosca, a parere di Macron, “ha bloccato i meccanismi previsti da una risoluzione dell’Onu” per impedire l’uso di armi chimiche in Siria. E il presidente Usa, Donald Trump, “voleva disimpegnarsi dalla Siria, ma lo abbiamo convinto a rimanere – ha rivendicato il presidente -. E lo abbiamo convinto a limitare l’attacco ai soli obiettivi legati alle armi chimiche” Per quanto riguarda invece l’Ue, Macron ha presentato un disegno nobile e ideale: l’Europa deve essere “una democrazia dove i leader rappresentino il popolo e si prendano le responsabilità delle loro decisioni”, cosa che invece ora – con i tecnocrati di Bruxelles – accade troppo poco. L’Unione europea di Macron, che verrà meglio illustrata questa settimana a Strasburgo, non deve essere soltanto “democratica” ma anche “sovrana”, e sovrana nel suo complesso, sommando le singole nazioni. Ci vuole quindi “una vitalità europea” ed una “protezione europea” contro rischi che arrivano da realtà nuove come la raccolta dei nostri dati personali su Facebook.
L’Eliseo ha scelto con cura i due intervistatori che hanno intervistato il presidente, e lo stesso Macron voleva essere provocato, messo in questione nel tentativo di riconquistare un consenso che in dodici mesi si è eroso. E il confronto si è certo fatto aspro tra il presidente e i giornalisti Jean-Jacques Bourdin (RMC-BFMTV) e Edwy Plenel (Mediapart). Quest’ultimo ha dibattuto con Macron sull’evasione verso paradisi fiscali: se essa rientrasse, potrebbe forse migliorare i conti pubblici di Parigi. Lo scontro verbale si è fatto particolarmente duro quando il presidente ha ricordato che lo stesso sito Mediapart, celebre per le inchieste sugli scandali finanziari, ha avuto problemi con il fisco. “Non c’è bisogno di Mediapart per tirare fuori lo scandalo fiscale”. Macron, comunque, ha concesso che “ci sono degli scandali che la stampa rivela e, certo, questo è utile”.