Milano, 19 lug. (LaPresse) – “Dopo una recente ondata di violenze nel sud della Siria, si stima che fino a 180mila persone siano scappate. Secondo l’Unicef circa la metà sono bambini”. È quanto riferisce in una nota Geert Cappelaere, direttore regionale Unicef per Medioriente e Nord Africa. L’uomo avverte che “stando alle ultime notizie, molti di questi bambini e le loro famiglie continuano a non ricevere assistenza umanitaria salva vita di base”. “Negli ultimi anni l’accesso umanitario in Siria è stato gravemente limitato, condizionato e a volte completamente negato. Di conseguenza, le vite di molti bambini sono state perse”. Afferma Unicef, sottolineando che “si sarebbero potute salvare facilmente molte vite in Siria se gli aiuti umanitari avessero potuto esser distribuiti tempestivamente e senza condizioni”.
la richiesta
“L’accesso umanitario significa salvare vite di ragazzi e ragazze, donne e uomini innocenti. È un imperativo umanitario e non un oggetto di negoziato. Il rifiuto dell’accesso umanitario ai bambini è una delle sei gravi violazioni dei diritti dei bambini. Questo secondo le priorità del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Le Parti in conflitto che negano deliberatamente e arbitrariamente l’accesso umanitario saranno ritenute responsabili, afferma Cappelaere. Poi il rappresentante Unicef aggiunge: “In Siria, ci sono circa 6 milioni di bambini che hanno bisogno di assistenza. A nome di tutti loro, l’UNICEF chiede un accesso tempestivo, duraturo, sicuro. Senza condizioni e impedimenti per raggiungere tutti i bambini che hanno bisogno di aiuto ovunque essi si trovino in Siria. L’accesso è fondamentale non solo per distribuire aiuti, ma anche per fornire cure mediche in loco, protezione, visite sullo stato di salute, sostegno psicosociale e per realizzare delle valutazioni umanitarie”.