CARINARO – Spaccio di droga, tre arresti. A finire in manette sono stati Luciano Truosolo, 38enne di Carinaro, Sebastiano Pistone, 34enne di Capua, e Alessandro Cristiano, 24enne di Sant’Arpino. L’indagine che ha fatto scattare il fermo, disposto dal pubblico ministero Oriana Zona della Procura di S. Maria C.V., è stata condotta dagli agenti della Squadra mobile di Caserta e del commissariato di S. Maria Capua Vetere. L’attività investigativa, stando alla tesi del pm, avrebbe fatto emergere una mini centrale dello smercio di narcotici, perlopiù crack e cocaina, in un appartamento di via Scarano (nelle palazzine Iacp) a Capua. La base era ‘protetta’ da diverse telecamere che consentivano agli indagati, sostiene l’accusa, di comprendere chi si stesse avvicinando e in caso di pericolo di lasciare lo stabile. Truosolo e Cristiano avrebbero avuto il compito di confezionare lo stupefacente e attendere, spesso a bordo di una Fiat Panda, l’arrivo degli acquirenti a cui consegnare le dosi. Nel corso di una perquisizione, i poliziotti hanno trovato quattro involucri di cocaina addosso a Truosolo. Dal successivo blitz effettuato nell’appartamento, invece, è emersa la presenza di circa 12 grammi di cocaina nascosti in un mobile della camera da letto, oltre a un bilancino di precisione e materiale per il confezionamento dei narcotici. Pistone, invece, si sarebbe occupato di custodire la droga.
Al momento Pistone, assistito dall’avvocato Carlo De Stavola, Truosolo e Cristiano, rappresentati dall’avvocato Stefania D’Onofrio, si trovano nel carcere ‘Francesco Uccella’ in attesa dell’udienza di convalida che si celebrerà questa mattina.
I tre sono da ritenere innocenti fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile.
I segreti nei cellulari
Quello che gli investigatori troveranno nei cellulari degli indagati, è probabile che innescherà altri filoni investigativi tesi a contrastare lo smercio di droga in provincia di Caserta. Finora, dalle informazioni emerse dai telefonini sequestrati ai presunti pusher, la polizia è riuscita a decifrare i codici con cui gli acquirenti commissionavano gli ordini: chiamavano lo stupefacente con termini come ‘cruda’ o ‘cotta’, a seconda che fosse cocaina o crack. Gli investigatori ora puntano a risalire a chi ha fornito all’ingrosso i i narcotici che avrebbero venduto al dettaglio ai tre arrestati nelle scorse ore.
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