ROMA (Loredana Lerose) – Rispetto alla politica delle ultime settimane la smorfia napoletana sembra potersi ergere a scienza esatta. L’Italia è senza un governo da 62 giorni, dal 4 marzo scorso quando i cittadini si sono recati alle urne per scegliere a chi affidare la guida del Paese. In queste settimane (saranno 9 domani), è successo di tutto. Dalle consultazioni agli incarichi esplorativi passando per le elezioni regionali in Molise e in Friuli e per l’apertura e chiusura di dialogo tra M5S e centrodestra, tra centrodestra e Pd e tra M5S e Pd. Prima di lunedì, quando il capo dello Stato procederà con il terzo giro di consultazioni le forze politiche potrebbero dare uno sguardo alla smorfia napoletana. Le elezioni si sono svolte il giorno 4 marzo. A tale numero nella smorfia napoletana equivale il maiale. Col senno di poi, sembra dire che perfino la legge elettorale ‘porcellum’ sarebbe stata meglio del rosatellum che ha prodotto la fase di stallo attuale con il centrodestra risultato coalizione vincente e il M5S primo partito.
La smorfia napoletana, scienza esatta se applicata alla politica
Il maiale, la sfortuna e l'ubriaco nel simbolismo
Ai primi è spettato il 37% dei consensi. Il richiamo nella smorfia è al monaco e l’atteggiamento zen del leader del carroccio Matteo Salvini nella prima fase di consultazioni si è avvicinato a quello di un francescano dedito all’ora et labora. Nel dettaglio arrotondando per difetto la Lega ha ottenuto il 17% dei voti, 17 è risaputo corrispondere alla sfortuna. Se ci fosse stato il premio di maggioranza Salvini sarebbe stato premier, ma per la prima volta, con il rosatellum è stato tolto, può definirsi sfiga? Forza Italia ha preso il 14% dei voti, numero corrispondente all’ubriaco. Senza voler cadere nell’umorismo da bar, si può dire che l’ex premier Silvio Berlusconi tra gaffes e cadute improvvise sul palco ha dato l’impressione di non essere proprio lucido. A Fdi è toccato il 4%, sempre il maiale, con riferimento alla legge elettorale che i meloniani non hanno votato. Al M5S sono andati il 32% dei voti, ‘o capiton’, e in effetti la vittoria gli è sfuggita dalle mani, nonostante l’exploit elettorale, proprio come fosse un’anguilla. Al Pd, media tra Camera e Senato è andato il 19% dei voti, per la smorfia il numero corrisponde alla risata. In effetti nonostante la sconfitta i dem gongolano per essere riusciti, da perdenti, a risultare decisivi nella mancata composizione del Governo.
Passando alle tappe intercorse in questi 62 giorni (il 62 corrisponde al cacciatore e l’altro giorno Matteo Renzi, pur sparando a salve, ha impallinato la minoranza del suo partito durante la direzione nazionale facendo prevalere la propria linea di chiusura ad ogni tipo di accordo di governo), le date importanti sono state quelle relative alle consultazioni. Dopo un primo giro a vuoto, Mattarella il 13 aprile ha relazionato invitando tutti alla responsabilità. Il 13 nella smorfia corrisponde a Sant’Antonio, l’appello di Mattarella come una richiesta di grazia alle forze politiche. Il 18 aprile il presidente ha affidato l’incarico alla presidente del Senato Elisabetta Casellati. Il numero corrisponde al sangue, quello che è scorso, metaforicamente, tra Fi e M5S in seguito agli attacchi reciproci. Il 23 aprile è stato il presidente della Camera Roberto Fico ad ottenere l’incarico esplorativo da Mattarella. E’ risaputo che il 23 corrisponde allo scemo. Ma non in questo caso, poiché il pentastellato è riuscito ad ottenere un’apertura di dialogo con il reggente del Pd Maurizio Martina. Il nulla di fatto è arrivato domenica 29 aprile quando Renzi ha chiuso in diretta Tv i giochi. Il 29 corrisponde al ‘pate d’e criature’ che spiegato nella smorfia ha il significato mitico allegorico “dell’organo riproduttivo maschile”.
Adesso Mattarella ha indetto nuove consultazioni per lunedì 7 maggio a 65 giorni dal voto. Il 7 corrisponde al vaso di creta, e in effetti la situazione è delicata. Il 65 al pianto. Sarà un segnale premonitore?