Sos siccità, come tagliare gli sprechi

I consigli del Wwf per contrastare l’emergenza: stop agli sperperi nella rete e in casa, basta fossili ora e puntare sull’agroecologia. Riduzione del 19% della disponibilità idrica media annua dell’ultimo trentennio

©LUCKYPIX/LAPRESSEstockuomo che si lava le mani

NAPOLI – A febbraio è già allarme siccità in tutto il Paese. Laghi e fiumi sono in forte sofferenza, quasi in secca come la scorsa estate, mentre in montagna è scarsa la neve accumulata, con il 53% in meno sull’arco alpino, e in particolare il bacino del Po, con un deficit del 61%. L’Italia con oltre 33 miliardi di metri cubi di acqua prelevata per tutti gli usi ogni anno è nel complesso un Paese a stress idrico medio-alto secondo l’Oms, poiché utilizza il 30-35% delle sue risorse idriche rinnovabili, con un incremento del 6% ogni 10 anni. La siccità è uno dei prezzi che paghiamo per la crisi climatica in atto. Dobbiamo prepararci a una realtà nuova, caratterizzata anche da una riduzione della disponibilità idrica media annua del 19% dell’ultimo trentennio rispetto al precedente (Ispra, 2022) e cambiare, anche ponendo rimedio agli errori del passato a cominciare dagli sprechi e dalle perdite della rete di distribuzione (oggi fino al 40%) e nelle case, dove gli italiani sono campioni d’Europa di spreco (220 litri in media abitante al giorno). Dobbiamo anche ridurre il fabbisogno di acqua in agricoltura che utilizza oggi il 60% della risorsa acqua disponibile. Il Wwf ha stilato un elenco con le regole d’oro per contrastare l’allarme siccità: tra i consigli ridurre gli sprechi, nella rete e in casa, rivedere le concessioni Idriche dando priorità agli usi idropotabili, cambiare modelli di produzione agricola puntando sull’agroecologia.

Fossili
La prima regola è lo stop immediato ai fossili. E’ prioritario, anche stando all’ultimo rapporto dagli scienziati dell’Ipcc, abbattere rapidamente le emissioni di gas climalteranti, per scongiurare il pericolo che la situazione divenga tale da rendere impossibile fronteggiare la crisi climatica e adattarsi. Ridare centralità alle Autorità di Bacino perché ci sia una regia unica che rediga e/o aggiorni i “bilanci idrici” per riprogrammare gli usi dell’acqua in base alla reale disponibilità della risorsa e alle priorità.

Concessioni idriche
Altro punto su cui si concentra il Wwf è rivedere le concessioni idriche dando priorità agli usi idropotabili, all’agricoltura e all’ambiente, evitando o riducendo drasticamente utilizzi inopportuni in un’ottica di adattamento ai cambiamenti climatici, come per la neve artificiale (la stagione sciistica ormai si protrae fino a maggio quando l’agricoltura è già da un paio di mesi bisognosa d’acqua). Occorre combattere lo spreco con l’ammodernamento della rete di distribuzione per uso civile dell’acqua e migliorando sempre più i sistemi di irrigazione e incentivare il risparmio idrico anche attraverso politiche di premialità.

Suolo e natura
Bisogna ridurre il consumo di suolo che avanza ad un ritmo di 19 ettari al giorno, il valore più alto negli ultimi dieci anni, avviando anche azioni di recupero e ripristino ambientale. In seconda istanza bisogna rinaturalizzare i fiumi e la rete idrica superficiale, tutelando e ripristinando le fasce ripariali e le zone umide, ricreandone di nuove per tutelare la biodiversità ma anche come bacini da utilizzate per contrastare periodi di stress idrico. Occorre incrementare le infrastrutture verdi all’interno delle aziende agricole (come filari di siepi e alberate, fasce tampone, stagni, eccetera) che aumentano la ritenzione idrica dei terreni agricoli.

Dipendenza idrica
E’ bene promuovere l’agroecologia per ridurre la dipendenza dall’acqua della nostra agricoltura andrebbero incentivate l’agricoltura biologica e le altre pratiche agricole che incrementano la sostanza organica nel suolo che trattiene l’acqua (cover–crops, sovesci, non lavorazione del terreno tramite la semina su sodo, ecc.) e privilegiare le colture che richiedono una ridotta irrigazione. Il Wwf ha precisato che nuovi invasi non risolveranno il problema: il proliferare di nuovi invasi e programmi d’intervento straordinari, dettati dall’emergenza, derogando dalla pianificazione ordinaria e dai suoi vincoli territoriali, rischia di peggiorare la situazione aggravando il bilancio idrico complessivo degli ecosistemi e delle falde.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome