ORTA DI ATELLA – Sette arresti nell’inchiesta per droga tra le province di Napoli e Caserta. Dieci le persone coinvolte. Tre in carcere, quattro ai domiciliaei e tre indagati a piede libero. In carcere sono stati ristretti Salvatore D’Ambrosio, alias Coca cola, 45 anni, di Orta di Atella; Ernesto Giordano, alias ‘o chiatto, di Scampia; Mariglen Lazri, alias Luca, 37 anni, di Orta di Atella. Ai domiciliari invece sono stati posti Nicola Giaccio, 26 anni, di Melito, già sottoposto ai domiciliari nel quartiere di Scampia a Napoli; Pasquale Sacchettino, alias Zio Pasquale, 57 anni, di Napoli Scampia; Raffaele Sacchettino, 31 anni, di Scampia e Vincenzo Sacchettino, detto Danielino, 24 anni, di Giugliano. Quest’ultimo ebbe una parte nel film Gomorra interpretando appunto il personaggio di ‘Danielino’. Indagati a piede libero invece Francesco Barretta, 43 anni, di Parete; Domenico Feola, detto Baccalà, 39 anni, di Trentola Ducenta e Giuseppe Gaurino, 46 anni, di Napoli zona Ospedaliera. Ad eseguire l’ordinanza cautelare firmata dal gip del tribunale di Napoli Nord Simone Farina su richiesta della procura della Repubblica dello stesso tribunale (procuratore Maria Antonietta Troncone) sono stati i carabinieri del nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Aversa. Agli indagati viene contestato a vario titolo lo spaccio di droga e un tentativo di tentata estorsione dopo il furto di un quintale di hashish a Orta di Atella. Gli indagati si spostavano per spacciare droga, in particolare cocaina e hashish, spostandosi nelle trafficate ore di punta e portandosi addosso dosi piccole per non avere problemi con le forze dell’ordine. Lo spaccio di droga avveniva tre tra Napoli e Caserta. Un giro itinerante tanto che i sette non avevano una propria base operativa. Dalle indagini coordinate dalla Procura di Napoli Nord, è emerso che gli indagati sarebbero riusciti, proprio per la strategia “delle piccole dosi” consegnate – ognuna in media pesava 0,30 grammi – ad effettuare anche 100 cessioni giornaliere sempre presso pizzerie, bar e altri noti locali; ogni grammo di coca – è emerso – costava 70 euro. Pusher e consumatori si parlavano a telefono, ma anche in questo caso le telefonate erano brevi; i carabinieri hanno intercettate centinaia di colloqui di questo tipo, da cui emergevano i contatti costanti tra gli spacciatori e gli acquirenti, cementati nel tempo; qualche consumatore ha anche avvisato i pusher di controlli delle forze dell’ordine nei luoghi in cui avveniva lo spaccio, tanto che dopo i controlli gli indagati hanno cambiato le sim card nei propri cellulari. Le indagini sono partite dalla denuncia di una persona cui erano stati affidati quasi 100 chili di hashish, che però non era in grado di tenere; dalle dichiarazioni rese ai carabinieri è così venuta fuori l’esistenza del fiorente giro di spaccio.
Bar, pizzerie, piazze, una banca, un resort e la metropolitana i luoghi della consegna
Le indagini partirono da un furto a Orta di Atella di quasi un quintale di hashish che avrebbe fruttato decine di migliaia di euro di profitto ai pusher. Due indagati a piede libero, Barretta e Guarino, stando a quanto emerge dal provvedimento eseguito ieri, avrebbero aiutato alcuni dei pusher ad aggirare le indagini che erano già in corso. Tra il gennaio e il mese di settembre dello scorso anno avrebbero telefonato a Pasquale Sacchettino e Ernesto Giordano in un caso avvertendoli, Barretta, che era stato appena controllato dai carabinieri a Parete e che i loro cellulari con cui concordavano la cessione della droga non erano più sicuri. Guarino invece, stando a quanto emerge dalle indagini, avrebbe avvisato Giordano della presenza di posti di controllo dei carabinieri presso la fermata della metropolitana di Piscinola-Scampia. Era il luogo dove normalmente si effettuava la consegna dello stupefacente e Guarino al telefono rivolgendosi a Giordano gli disse: “Si sta imbrogliando il tempo”. Nel corso delle indagini è emerso come chi consegnava materialmente la droga ne trasportava sempre una quantità minima. Motivo: in caso di controllo in primis era più facile liberarsene magari lanciandola da qualche parte e in secondo luogo nel caso in cui veniva trovata il suo possesso era comunque giustificabile come uso personale non incorrendo quindi in provvedimenti restrittivi. I luoghi in cui avvenivano le consegne di droga e l’incasso dei soldi erano svariati e in diverse zone della provincia di Napoli e Caserta. A Parete ad esempio la sostanza era consegnata non di rado in via Marconi; Pasquale Sacchettino invece qualche volta la cedeva direttamente nei pressi della sua abitazione mentre un altro luogo in cui pusher e clienti si incontravano per lo scambio droga-soldi era in via Della Libertà nei pressi del ponte dell’asse mediano a Lusciano. A Napoli un altro logo in cui avveniva la consegna era piazzetta Santacroce oppure nei pressi di una banca a Chiaiano. Tra gli altri luoghi in cui la cessione si consumava c’era ovviamente la stessa Scampia dove alcuni degli indagati si trovavano. Da oggi al via gli interrogatori di garanzia per gli arrestati in carcere.
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