Di Dario Borriello
ROMA (LaPresse) – Virginia Raggi torna ad essere un ‘problema’ per il Movimento 5 Stelle. Per ora la sindaca di Roma resta al suo posto, ma il capo politico, Luigi Di Maio, non si capacita del fatto che l’inchiesta giudiziaria sul nuovo stadio della Roma “non tocca noi” eppure nel tritacarne ci sono finiti soprattutto i Cinquestelle. Assegna alla sua forza politica la responsabilità di una nomina, quella di Luca Lanzalone alla presidenza di Acea. Ma si autoassolve perché si tratta comunque di una figura professionale di tutto rispetto, che “sul campo” aveva dimostrato il suo valore.
A taccuini chiusi, però, la preoccupazione morde la carne dei pentastellati. Quello che è emerso finora dell’indagine potrebbe essere solo la punta dell’iceberg. Quindi tutto quello che può accadere o uscire fuori da qui a qualche settimana rientra nella sfera dell’imponderabile.
Qualche deputato di rango, off the record, teme il paragone con quanto accaduto al Pd con il siluramento dell’ex sindaco della Capitale, Ignazio Marino. Anche solo l’accostamento tra M5S e dem è deleterio per il primo partito d’Italia. “Non oso nemmeno immaginare cosa potrebbe accadere se anche noi facessimo fuori Virginia”, si lamenta la fonte. Che spiega: “Nei sondaggi la Lega ci sta facendo i ‘bozzi’, come dicono a Roma. Siamo al governo da nemmeno un mese e questa esposizione mediatica così negativa ci penalizza”.
Ai piani alti del mondo 5 stelle la ‘colpa’ dell’ascesa di Salvini è ovviamente dei giornalisti ‘brutti e cattivi’ che enfatizzano la vicenda Aquarius o la storia dei ‘censimenti’ nei campi rom
Ma la realtà dei fatti dice che la percezione pubblica oggi premia l’operato del ministro dell’Interno. Che ha subito sparato le sue cartucce più remunerative e a costo zero. Nel programma M5S, invece, la “rivoluzione” si chiama soprattutto reddito di cittadinanza. Che ha una gestazione lunga e soprattutto bisogno di risorse economiche. Di Maio vuole accelerare i tempi e a ‘Porta a porta’ dice: “Spero di inserirlo già nella prossima legge di Bilancio”. Senza specificare però se sarà attiva già dal 2019 o dal 2020 come è nelle previsioni, visto che prima va riformato il sistema dei centri per l’impiego.
Ma questa è un’altra storia, perché prima bisogna aspettare le evoluzioni del ‘caso Roma’. Raggi è già stata sentite due volte dai magistrati che indagano sul nuovo stadio dei giallorossi. E anche se il suo nome non compare nel registro degli indagati, la sovraesposizione mediatica ha comunque un ritorno d’immagine negativo per il Movimento. Di certo non aiutano le parole del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. Che di fatto attribuisce alla sindaca la responsabilità politica della nomina di Lanzalone, mentre è stato più soft Riccardo Fraccaro, attuale responsabile dei rapporti con il Parlamento, che proprio assieme al Guardasigilli, nella sua precedente esperienza nel dipartimento enti locali del M5S aveva presentato l’ex presidente di Acea all’inquilina del Campidoglio: “E’ stato un percorso condiviso, non c’è stata alcuna imposizione”, smentendo che Raggi sia in bilico.
Che è la verità dei fatti. Almeno stando alla strettissima attualità
Perché di quello che può accadere nel prossimo futuro non c’è alcuna certezza. La strategia potrebbe essere la stessa utilizzata con Federico Pizzarotti a Parma, ma solo se le cose dovessero precipitare irrimediabilmente. Fino a quel momento l’unico ordine di scuderia valido è: evitare di fare la fine del Pd con Marino.