Stipendi fissi e percentuali dalle piazze. Il pentito svela l’organizzazione del clan

Le informazioni date dal collaboratore di giustizia raccolte dalla Dda nell’indagine che mira a disarticolare la cosca guidata dal teverolese

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TEVEROLA – È la cassa comune l’elemento essenziale di ogni cosca mafiosa: consente agli affiliati di poter contare su uno stipendio e i soldi servono a legare alla causa criminale gli appartenenti all’organizzazione. E il boss Aldo Picca, poco dopo essere tornato a Teverola da uomo libero, stando a quanto sostenuto dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, si preoccupò proprio di attivare la cassa comune.
A raccontare agli inquirenti come aveva strutturato la cosca e chi beneficiava delle ‘mesate’ è stato Francesco De Chiara, arrestato con l’accusa di essere stato intraneo alla gang di Picca e che da marzo ha intrapreso il percorso di collaborazione con la giustizia.

Al vertice dell’organizzazione, ha riferito De Chiara, nel 2021 inizialmente c’era solo Aldo Picca, poi affiancato da Nicola Di Martino quando quest’ultimo fu scarcerato. Nella piramide mafiosa, sotto i due, ci sarebbe stato Salvatore De Santis, alias ‘o buttafuori, a seguire Michele Vinciguerra e poi la manovalanza.

Questi citati, ha raccontato De Chiara, più Carmine e Raffaele Di Tella, percepivano un “fisso”, mentre gli altri incassavano una percentuale sulla piazza di spaccio, che insieme alle estorsioni rappresentavano le fonti di guadagno illecito.

Quanto incassavano, nel dettaglio, i vertici della gang? Il pentito dice: duemila euro a testa Di Martino, De Santis e Di Tella. Duemilacinquecento euro al mese, invece, per Picca. Avrebbero preso dai mille ai 1.500 euro, in base all’andamento degli affari illeciti, lui, Zaccariello, Carmine Di Tella e Vinciguerra.

Queste dichiarazioni, raccolte dal pubblico ministero Simona Belluccio, sono state depositate nell’udienza preliminare e nel giudizio immediato innescato dall’indagine dei carabinieri di Aversa, tesa a smantellare proprio l’organizzazione criminale che sarebbe stata guidata da Picca con il sostegno di De Martino.

Logicamente, i personaggi indicati da De Chiara, le cui posizioni sono al vaglio del Tribunale di Napoli e dei giudici di Napoli Nord, sono da ritenere innocenti fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile.

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