ROMA – Mentre tra Montecitorio e Palazzo Madama si discute del taglio del numero dei parlamentari per ridurre i costi della politica, anche il casa Rai si cerca di fare economia. Gli stipendi d’oro della rete sono al centro del dibattito, soprattutto politico, ormai da mesi. La Corte dei Conti nelle ultime ore ha deciso di indagare sul compenso di Fabio Fazio per la conduzione e produzione del suo programma ‘Che tempo che fa’. L’indagine parte da un esposto, presentato nei mesi scorsi dall’esponente del Pd Michele Anzaldi. Nella denuncia si sottolinea il possibile danno erariale dovuto al compenso del conduttore televisivo.
Le indagini della Corte dei Conti
Al momento è in corso la fase istruttoria della Procura Regionale per il Lazio della Corte dei Conti. Il vice procuratore generale Massimiliano Minerva ha chiesto la documentazione alla Rai e sta seguendo l’inchiesta. L’esito di tale attività si conoscerà solo in caso di atto citazione per danno erariale nei confronti del presunto autore dell’illecito, ovvero Fazio. I tempi di prescrizione per questo tipo di reato sono di 5 anni e l’istruttoria è partita nel 2017, quindi ci sono altri tre anni di tempo per seguire la vicenda.
Tagli in vista
Ieri il vicepremier Matteo Salvini ha attaccato Fazio sul compenso e ha annunciato la sua battaglia per ridurre le paghe di chi lavora nella rete pubblica. I parlamentari della Lega hanno depositato in Commissione di vigilanza una risoluzione per tagliare gli stipendi dei dirigenti e degli artisti della Rai. Sarà effettuata una ricognizione dei dirigenti non giornalisti, con la possibilità anche di risolvere i contratti. Per gli artisti dovrebbero essere fissati invece dei tetti massimi.
Quanto guadagna Fazio?
Mentre nei mesi scorsi la bufera politica prendeva piede, in un’intervista al ‘Corriere della Sera’ il conduttore di ‘Che tempo che fa’ parlava dei suoi compensi. “Due milioni e 240mila euro l’anno, per quattro anni. Il totale fa 8 milioni 960mila; ma, non si sa perché, tutti i giornali hanno scritto 11 milioni e 200”. Cifre che per il conduttore sarebbero più basse di altri programmi, e tutte riassorbite grazie alla pubblicità.