L’inquinamento da mascherine e, più in generale, da Dpi (dispositivi di protezione) è una delle nuove battaglie che i ricercatori devono affrontare soprattutto in questo periodo caratterizzato dal Covid e in cui le mascherine sono diventate ormai immancabili per uscire di casa nonché un accessorio di moda. Da tempo si lanciano allarmi sull’inquinamento, soprattutto del mare, causato proprio dalle mascherine. E così si è dato vita a un’attività di ricerca volta alla riduzione dei rifiuti prodotti da plastica monouso. Un progetto promosso dal ministero della Transizione Ecologica e che ha finanziato un unico progetto: ‘Single Use Ppe Reinforced Asphalt (Supra)’, giudicato il migliore per l’attività di ricerca volta alla riduzione dei rifiuti prodotti da plastica monouso.
Al progetto Supra, proposto dai ricercatori e professori del Dipartimento di economia, ingegneria, società e impresa dell’università della Tuscia, coordinati da Marco Marconi, collaborano Daniele Landi e Christian Spreafico del gruppo di ricerca Virtualization and Knowledge del Dipartimento di ingegneria gestionale dell’informazione e della produzione dell’università di Bergamo, che spiegano: “Ogni anno a livello globale, produciamo oltre due miliardi di tonnellate di rifiuti indifferenziati. Riuscire a trasformare un rifiuto in una risorsa non solo porta a vantaggi economici, ma permette di ottenere notevoli vantaggi sull’ambiente e sulle persone. L’obiettivo del progetto Supra è quello di eliminare i rifiuti prodotti dall’uso dei Dpi e di ottenere un nuovo prodotto da utilizzare nell’ambito della costruzione delle strade. Possiamo trasformare la ‘spazzatura’ in qualcosa di utile per l’ambiente e darle il corretto valore economico”.
Lo staff di Supra evidenzia che “il progetto si propone di definire, sperimentare e validare un nuovo scenario di economia circolare basato sul riuso di rifiuti plastici derivanti da dispositivi di protezione individuale a fine vita, quali ad esempio mascherine e camici realizzati in tessuto-non-tessuto, per la preparazione di ‘asfalti rinforzati’ con performance migliori in termini di resistenza alla frattura e vita utile in confronto ai tradizionali asfalti non rinforzati, e di pari o migliore livello in confronto ad asfalti rinforzati con altre tipologie di materiali comunemente impiegati in questo settore, quali ad esempio fibra di vetro o cellulosa”.
Interessate al progetto tutte le imprese coinvolte nella filiera di smaltimento dei rifiuti e nella costruzione di infrastrutture stradali, quali aziende coinvolte nella gestione dei rifiuti che vedranno trasformare un flusso di rifiuto da smaltire in risorsa dal valore aggiunto, produttori di asfalti che potranno sostituire i rinforzi attualmente utilizzati con un altro a più basso costo e di medesime se non migliori performance, gestori di strade che, grazie alle incrementate performance dell’asfalto, potranno ridurre i costi di manutenzione delle pavimentazioni stradali e infine amministrazioni pubbliche, che potranno beneficiare sia direttamente (sulle strade direttamente gestite) che indirettamente (sulle strade affidate in gestione) dei ridotti costi di manutenzione.
Stop all’inquinamento da mascherine
Insieme ai camici in tessuto non tessuto diventeranno asfalto ‘rinforzato’. Il ministero della Transizione Ecologica ha finanziato il progetto destinato ad individuare un modo per riutilizzare i prodotti monouso