FOGGIA – E’ un urlo di rabbia e di dignità quello alzato da decine di lavoratori agricoli, che, dopo la strage dei braccianti dei giorni scorsi, si sono riuniti questa mattina a Foggia per dire no allo sfruttamento e alla povertà imposta.
La marcia dei berretti rossi dopo la strage di braccianti
Sono stati rinominati “berretti rossi” i partecipanti alla marcia in ricordo della stragi di questi giorni sulle strade italiane. Indossavano tutti dei cappellini dello stesso colore, il rosso. Rosso come i chili di pomodori che ogni giorno, dalle tre del mattino al tardo pomeriggio, schiena curva, raccolgono sotto il sole cocente. Come il sangue versato dai loro ex colleghi, compagni morti mentre andavano a lavoro. Rosso, come il colore dei berretti indossati da quattro lavoratori deceduti. La marcia è stata organizzata proprio per loro, le 16 vittime di due orribili incidenti stradali avvenuti nella provincia di Foggia tra sabato e lunedì scorso.
La manifestazione è stata indetta dall’Usb
E’ stata l’Unione sindacale di base a organizzare la marcia e lo sciopero dei lavoratori. Sono quasi tutti stranieri, la maggior parte dei quali provenienti dall’Africa. “Basta sfruttamento“, urlano in coro, in una giornata in cui, finalmente, trovano il coraggio per alzare la testa.
“Lo sciopero è servito. Abbiamo camminato tanto, ma abbiamo capito che quando scioperiamo, per un motivo o per un altro, tutti hanno interesse ad ascoltarci perché i robot non vanno a raccogliere i pomodori. Lo abbiamo fatto per i compagni morti ma anche perché non vogliamo più morire sul lavoro. Non vogliamo più morire sul lavoro“. Sono le parole di Aboubakar Soumahoro, il coordinatore dei lavoratori agricoli dell’Usb, dopo aver incontrato il prefetto di Foggia, che ha ricevuto in visita una delegazione dei braccianti in sciopero. Sono risposte concrete e immediate quelle che ora i lavoratori chiedono, affinchè quello che è successo ai loro colleghi non si ripeta mai più.