NAPOLI (Gianmaria Roberti) – Una diffida alla Regione Campania e una richiesta urgente di intervento all’Olaf, l’Ufficio antifrodi dell’Unione Europea. Sono le mosse del difensore civico regionale, Giuseppe Fortunato, sulla mattanza di bufale in provincia di Caserta. A Palazzo Santa Lucia si rivolgono dieci domande, nell’ambito del procedimento aperto “per accertare come si sia costruito e ora consolidato con un commissario un sistema illegale nella Regione Campania, basato su un massacro ingiusto di bufale, intrecci affaristici, assalti vari alle pubbliche finanze, intromissioni della criminalità organizzata”. Ad esempio, si chiede come mai non vi sarebbe “la mappa dei controlli effettuati da cui risulterebbe l’esonero ingiusto dai controlli di allevatori inseriti nel sistema e l’accanimento verso allevatori non inseriti”. Fortunato mette sotto accusa la nomina del commissario all’emergenza brucellosi, Luigi Cortellessa, ex generale dell’Arma. “Ora pure il commissario del presidente” De Luca, scrive il difensore civico, in tono caustico. Una nomina “mai preventivamente e motivatamente dichiarata – sostiene la diffida – (…) prevedendo incredibilmente in essa la fonte normativa istitutiva di tale carica e di tale potere commissariale”. L’investitura di Cortellessa, per Fortunato, sarebbe cioè illegittima. “Si affermano genericamente ‘criticità’ e ‘infiltrazioni’ e azioni della criminalità e, sempre genericamente – osserva il difensore civico-, ‘allarmanti episodi’ e si nomina, senza alcuna procedura comparativa, il dott. Luigi Cortellessa, generale di brigata attualmente in quiescenza, con compenso di Direttore Generale di Azienda sanitaria di fascia più elevata, affidandogli ‘la direzione e il coordinamento del Programma di eradicazione delle malattie infettive delle specie bovina e bufalina in Regione Campania’”. Insomma: “Nonostante l’indagine in corso della Procura della Repubblica, si è oggi potenziato con il commissario straordinario (in violazione di ogni legalità) un perverso intreccio fra politica, amministrazione, speculazione monopolistica, delinquenza organizzata”. Altri strali sono riservati all’Izsm, diretto da Antonio Limone. “Fra lo sperpero in materia va, inoltre, annoverato – accusa Fortunato – più di un miliardo di euro di fondi pubblici in dieci anni per abbattere oltre 100 mila animali che in oltre il 97% dei casi erano sani. Questo denaro è stato affidato all’istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno di Portici. Come se non bastasse, l’erario pubblico ha dovuto subire un ulteriore salasso, passando i dipendenti da 130 ad un numero superiore ai 500. Un aumento che non ha eguali in Italia”. Oltre che alla Regione, il ricorso è stato inviato alla procura di Santa Maria Capua Vetere, alla Procura regionale della Corte dei Conti e al presidente della commissione Ue, Ursula von der Leyen. Fortunato ipotizza pure “una svendita degli animali ammazzati al Gruppo Cremonini senza che ciò dovesse accadere e senza che siano chiare le ragioni, le modalità, gli interessi pubblici”. Tra gli interrogativi, infatti figura: “Quali incontri sono stati tenuti e quali rapporti sono in atto, anche a titolo personale e familiare, da esponenti politici e amministrativi con il Gruppo Cremonini che ha approfittato di una strage di bufale in maniera monopolistica”. E ancora “perché e come, in violazione di normativa, gli animali dichiarati infetti sono addirittura stati spostati fuori la provincia di Caserta (nella quale ci sono tre macelli) per essere trasferiti a Flumeri (Avellino) per poi proseguire ancora il loro cammino”. Alcuni quesiti rilanciano quelli degli allevatori bufalini, scesi in piazza negli ultimi mesi. “Chi ha tollerato – quasi come un’infame misura compensatrice – che, essendosi verificato un paradossale aumento di ‘latte’ nonostante la strage delle bufale, non si stroncasse tale mercato illegale – argomenta Fortunato-, se è vero che si è verificato un illegale e nocivo commercio di cagliata romena e bulgara aggiuntiva tramite criminalità organizzata e se sussistono attuali conflitti di interesse”. E inoltre: “Perché siano stati dati ristori senza informare l’Olaf delle evidenti irregolarità e che fine ha fatto concretamente il contributo di 15 milioni di euro dell’Unione Europea”. Ecco perché Fortunato invoca risposte dalla Regione, la quale avrebbe “impedito l’approfondimento di nodi strutturali che comportano competenze manageriali che valorizzino e non penalizzino un settore trainante dell’economia casertana, difendendoli cosi da ogni malintenzionato criminale”. Avrebbe, inoltre, “provocato in questi anni danni su danni, inventando continuamente rimedi peggiorativi”. Da Palazzo Santa Lucia nessun commento ufficiale. Ambienti vicini alla giunta sottolineano che “il Piano non è della Regione ma dell’Unione europea e del ministero della salute”, e il commissario Cortellessa lo sta facendo applicare.
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