di Marco Valsecchi
MILANO (AWE/LaPresse) – Quello trascorso, per le imprese industriali e dei servizi italiane, è stato un anno “da non sprecare“. Un anno in positivo prima di tutto dal punto di vista del fatturato, tornato a crescere dopo quattro anni di flessione continuativa. Ma che ha lasciato in eredità anche livelli di solidità finanziaria importante. Oltre che una pressione fiscale decisamente più bassa rispetto a un lustro fa. E’ quanto emerge dalla nuova edizione dell’indagine dell’Area Studi di Mediobanca dedicata ai ‘Dati cumulativi di 2075 imprese italiane’, le principali nello scenario nazionale. Che rappresentano il 50% del fatturato industriale e di quello manifatturiero italiano. Il 37% di quello dei trasporti e il 41% della distribuzione al dettaglio. Una platea che include tutte le aziende tricolori sopra i 500 dipendenti e circa il 20% di quelle di medie dimensioni. E che nel 2017 ha visto finalmente il proprio giro d’affari aumentare del 5,8%, grazie a un incremento dell’export (+7,1%), ma anche ai passi avanti del mercato domestico (+5,2%).
Una tendenza che fa ben sperare
Se si considera che il fatturato aggregato è sì tornato sui livelli del 2008 (rimane solo un gap dello 0,6% da colmare), ma questo a fronte di un fatturato salito a +25,2% e di un mercato interno che rimane sul -10,4%. Il “risveglio” del 2017, segnala ad ogni modo l’Area Studi ha interessato tutti i comparti, tanto per le tanto le imprese pubbliche (+6,7%), quanto le private (+5,6%) e quelle a controllo estero (+4%). Sono avanzati infatti sua l’industria (+6,6%), che il terziario (+3,2%) che la manifattura (+6,1%). Nello stesso anno, quasi tutti i settori merceologici hanno guadagnato in fatturato. Con tre sole eccezioni: l’emittenza televisiva (-1,9%, per minore canone e calo degli abbonamenti), l’editoria (-3,3%) e, soprattutto, le imprese di costruzione (-3,5%). Che flettono per il secondo anno consecutivo per l’esaurimento delle grandi commesse in Italia e all’estero. Ma nel 2016 il quadro era peggiore, con undici settori in regresso sul 2015.
Sul fronte dei margini industriali e dell’occupazione, però, la strada resta ancora lunga, essendo gli indicatori inferiori rispettivamente dell’11,6% e del 3,7% sul 2008. In particolare se si guarda ai di margini industriali, le cifre non sono incoraggianti: -15,9% le aziende pubbliche, -10,1% le private, addirittura -32,4% il terziario. Il quadro sarebbe assai più fosco se non fosse rischiarato dalle ottime performance della manifattura: +26,5%, grazie all’apporto delle medie imprese (+23,5%), delle medio-grandi (+23,3%) e delle grandi (addirittura +80,8%). Un dato, quest’ultimo, che rimane comunque molto dipendente da una azienda in particolare: senza Fca Italia, infatti, il progresso sarebbe stato limitato al 48,6%.