KHARTUM (Sudan) – Sudan, in migliaia davanti alla sede dell’esercito: chiedono le dimissioni di al-Bashir. Migliaia di sudanesi manifestano oggi, per il secondo giorno consecutivo, davanti al quartier generale dell’esercito nella capitale Khartum. Chiedendo le dimissioni del presidente Omar al-Bashir, al potere da 30 anni. I dimostranti scandiscono lo slogan “Libertà, pace, giustizia”. Il principale della contestazione che scuote il Paese da quattro mesi. Davanti al complesso che ospita la sede dell’esercito, il ministero della Difesa e la residenza del presidente al-Bashir.
Secondo alcuni testimoni, numerosi manifestanti hanno trascorso la notte sul posto. “Dopo quello che abbiamo fatto ieri (sabato ndr.), non ce ne andremo finché la nostra missione non sarà compiuta”, ha dichiarato Osama Ahmed, uno dei manifestanti. Che hanno passato la notte davanti al quartier generale dell’esercito. “Non ce ne andremo da qui finché non si dimette”, ha aggiunto riferendosi al presidente al-Bashir, 75 anni, al potere dal colpo di Stato del 1989.
Bloccato un ponte
Alcuni dimostranti hanno bloccato con lanci di pietre un ponte che si trova in prossimità della sede e che collega Khartum alla zona di Bahari, più a nord, creando imbottigliamenti. Sabato migliaia di uomini e donne hanno dato vita alla più grande protesta mai organizzata dall’inizio della contestazione. E alcuni hanno impedito per la prima volta l’accesso dei soldati al quartier generale.
L’esercito non è intervenuto, ma la polizia in tenuta anti-sommossa ha lanciato gas lacrimogeni per disperdere la folla e dei contestatori hanno lanciato pietre contro le forze di sicurezza. Sempre sabato, un dimostrante è morto in un’altra manifestazione a Omdourman, città vicino Khartum, portando a 32 il numero di persone decedute dall’inizio del movimento, stando alle cifre fornite dalle autorità. In un precedente bilancio, Human Rights Watch (Hrw) aveva parlato di almeno 51 morti.
Manifestazioni dopo l’aumento del prezzo del pane
Scoppiate il 19 dicembre a seguito della decisione del governo di triplicare il prezzo del pane, le manifestazioni si sono rapidamente trasformate in tutto il Paese in movimento di contestazione contro al-Bashir, che guida un Paese in grave crisi economica. Il 22 febbraio il capo dello Stato ha decretato lo stato d’emergenza per provare a spegnere la contestazione. Prima di riprendere corpo sabato, la partecipazione alla mobilitazione era calata.
(LaPresse/AFP)