TORINO – Il saluto commosso a Fabio Paratici, celebrato nel corso della conferenza stampa convocata per il suo addio dopo undici anni torinesi, diventa l’occasione per fare il punto della situazione anche sul progetto Superlega. Un argomento troppo ingombrante in casa Juve per poter essere ignorato, proprio nei giorni in cui è atteso il giudizio della Uefa che potrebbe estromettere dalla Champions League i bianconeri, insieme a Barcellona e Real Madrid, i tre club che non hanno fatto marcia indietro.
Nessun colpo di stato
Andrea Agnelli parla per la prima volta pubblicamente della volontà di rivoluzionare il format delle competizioni europee e nel suo discorso traspare fermezza. “Non è mai stato un colpo di stato, ma un grido disperato e d’allarme nei confronti di un sistema” che va verso “l’insolvenza”, ha sottolineato il presidente della Juventus. “Ho cercato per molti anni di cambiare dall’interno, facendo tutta la gavetta – ha ricordato Agnelli, che prima della rottura con Aleksandr Ceferin è stato anche numero uno dell’Eca, l’associazione che riunisce i club europei – Anche perché i segnali di crisi erano piuttosto evidenti già prima della pandemia”.
Il braccio di ferro tra Uefa e Superlega
Il coronavirus ha soltanto accelerato un processo che era già stato avviato, con la volontà delle società di intraprendere altre strade, non necessariamente sotto l’egida dell’Uefa, da cui è arrivata una risposta “con termini offensivi, e con misure disciplinari gravissime solo nei confronti di tre club che non hanno voluto piegarsi alle loro minacce”. Attualmente il tribunale di Madrid ha sottoposto una domanda pregiudiziale alla Corte di giustizia europea che dovrà esprimersi nell’ambito del braccio di ferro tra Uefa e Superlega per presunte violazioni delle normative Ue in tema di libera concorrenza.
Il ricorso
“Le basi legali dei nostri ricorsi sono fondate, ma sappiamo che si deve trovare una sintesi tra tutti quanti”, ha aggiunto Agnelli ribadendo che “il desiderio di dialogo con Uefa e Fifa è immutato”. “Non è con questi comportamenti che si riforma il calcio di fronte a questa crisi, ma conoscendo quasi tutti in Uefa so che non tutti per fortuna la pensano così”, ha sottolineato il numero uno della Vecchia Signora facendo l’esempio del basket e dell’Eurolega. Juventus, Real Madrid e Barcellona “sono intenzionati a portare avanti le proprie proposte, anche in solidarietà con chi ha dimostrato paura nell’aderirvi”. Nessun passo indietro dunque. Con la consapevolezza che il prossimo round – la sentenza Uefa sulle misure da adottare contro i club ribelli – potrebbe inasprire ulteriormente le parti in causa.
(LaPresse/di Alberto Zanello)