MILANO – Per tutto il giorno c’è stato un intenso viavai di persone al settimo piano del Palazzo di Giustizia di Milano. Nella stanza del gip Roberta Mascarino si sono alternati 11 dei 16 indagati finiti agli arresti domiciliari. Nell’ambito della maxi inchiesta della Dda milanese sugli appalti e le tangenti in Lombardia e Piemonte. Oltre a loro, 12 persone sono in carcere e altre cinque hanno ricevuto una misura cautelare. Ma il numero degli indagati è molto più alto – si parla di circa un centinaio di persone. Tra cui una cinquantina di imprenditori – e dalle carte spuntano anche probabili legami con la ‘ndrangheta.
Gli interrogatori
Il primo a presentarsi in Tribunale, un’ora prima del previsto, è stato il consigliere regionale di Forza Italia, Fabio Altitonante, che si è dimesso dall’incarico di sottosegretario all’Expo per “potersi meglio difendere nel processo”. Altitonante, agli arresti domiciliari da martedì con le accuse di corruzione e finanziamento illecito ai partiti, ha risposto alle domande del gip Raffaella Mascarino. Spiegando di non aver ottenuto “soldi né come corruzione né come finanziamento illecito”, come ha riferito il suo legale, l’avvocato Luigi Giuliano (che difende anche un altro arrestato, il consigliere comunale e candidato per gli azzurri alle Europee, Pietro Tatarella).
La difesa del consigliere lombardo
Per la difesa del consigliere lombardo non c’è “alcuna mazzetta da 20mila euro” e i 25mila euro contestati come finanziamento illecito “non erano riferiti alla sua campagna elettorale”. Ma a quella di “un altro candidato”, Tatarella appunto, che era “mandatario elettorale di Altitonante per le Politiche del 2018”. Tatarella, che si trova nel carcere di Opera, come quasi tutti gli altri indagati interrogati, ha preferito avvalersi della facoltà di non rispondere. Scelta condivisa, tra gli altri, anche dal presunto ‘burattinaio’ del sistema Gioacchino Caianiello.
Il socio di Siri ha risposto alle domande del gip
Ha risposto alle domande del gip anche Luigi Patimo, manager della società spagnola Acciona Agua, finito anche lui ai domiciliari. Il responsabile della multinazionale iberica per l’Italia, fino all’ottobre scorso socio di Armando Siri, ha spiegato agli inquirenti di “non avere versato una somma di 25mila euro” a titolo di finanziamento illecito ad Altitonante. Soldi che, secondo la procura, sarebbero stati versati in cambio dello ‘sblocco’ di una pratica edilizia in Comune.
“Patimo ha risposto a tutte le domande del gip – hanno spiegato i suoi legali, Francesco Paolo Sisto e Guido Alleva – riteniamo di avere chiarito la sua posizione. Sono stati affrontati tutti gli aspetti e Patimo ha respinto ogni addebito con pacatezza”. Gli avvocati hanno spiegato di essersi riservati di produrre documentazione in vista di un eventuale istanza di revoca del provvedimento cautelare. Ha preferito la via del silenzio, invece, l’imprenditore Roberto Napoli, considerato una figura-chiave dell’intero presunto sistema corruttivo.
Indagini in corso
Nel frattempo, mentre si svolgevano gli interrogatori di garanzia, al quinto piano del Palazzo di Giustizia, nelle stanze dei pm titolari dell’inchiesta, si è presentato spontaneamente un altro imprenditore desideroso di collaborare con le indagini. Come gli altri due che giovedì hanno deciso di raccontare la loro verità.
Ascoltati anche il sindaco leghista e il segretario generale del Pirellone
Sono stati sentiti anche il sindaco leghista di Gallarate (Varese), Andrea Cassani, e Antonello Turturiello, segretario generale del Pirellone che ha firmato l’avviso regionale e il decreto di nomina dell’avvocato Luca Marsico, ex socio dello studio legale del presidente della Regione, Attilio Fontana, come membro esterno del Nucleo di valutazione degli investimenti della Regione Lombardia. Nomina valsa un avviso di garanzia per il governatore, indagato per abuso d’ufficio, che sarà sentito lunedì dai pm. Sempre su questo punto è stata ascoltata come testimone anche Giulia Martinelli, a capo della sua segreteria ed ex compagna di Matteo Salvini. E l’inchiesta potrebbe allargarsi ancora.
(LaPresse/di Benedetta Dalla Rovere)