TARANTO – Tentata concussione induzione indebita a dare o promettere utilità, incendio, indebita percezione del reddito di cittadinanza: 7 persone sono indagate nell’inchiesta coordinata dalla procura di Taranto che ruota attorno ad alcuni appalti indetti dal comune di Roccaforzata (Taranto), il cui sindaco, Roberto Iacca, da questa mattina è finito ai domiciliari assieme a un 59enne.
“L’indagine ha preso avvio quando, nell’ambito di altri procedimenti, i poliziotti hanno raccolto indizi relativi a una presunta trattativa inerente l’assegnazione di una serie di appalti pubblici tra il Sindaco ed un’azienda locale che si sarebbe potuta aggiudicare i predetti lavori grazie all’intercessione di un amico comune, il 59enne arrestato oggi”, spiega la questura di Taranto. “Gli accertamenti successivi avrebbero fatto emergere l’esistenza di una costante presenza nella vita dell’amministrazione del 59enne, peraltro pregiudicato orbitante in circuiti criminali di alto profilo, capace di manovrare le scelte politico – amministrative dell’ente comunale, con un apparente rapporto simbiotico con il sindaco, tanto da aver ingenerato intolleranza nei dipendenti comunali ed in alcuni consiglieri comunali che mal sopporterebbero la sua presenza costante presso quegli uffici”, prosegue la questura.
Il 59enne e uno degli indagati a piede libero sarebbero, infatti, presunti responsabili anche del reato di incendio per aver appiccato il fuoco all’auto di un consigliere comunale, reo di essersi opposto politicamente al primo cittadino e di aver criticato il rapporto intercorrente tra quest’ultimo e il 59enne. “È verosimile ritenere che tale rapporto (peraltro noto già in occasione della tornata elettorale) fosse basato su sospette cointeressenze economiche: diversi sarebbero i flussi di denaro registrati da società agganciate al 59enne in favore della società del sindaco ovvero assunzioni fittizie presso quella società di familiari dell’altro”, spiega la questura ionica.
“Il 59enne sarebbe stato coinvolto in qualsiasi decisione amministrativa che potesse avere utilità economica, inducendo ripetutamente il sindaco a strumentalizzare la propria carica e i propri poteri per far ottenere al primo diverse utilità”, va avanti la questura.
A supportare l’ipotesi investigativa ci sarebbero alcuni episodi registrati dalle indagini: tra questi, la tentata induzione indebita di due imprenditori per la realizzazione dei lavori pubblici di ristrutturazione di un campanile del valore di 50mila euro già approvato con determina. Secondo l’accusa, il 59enne avrebbe fatto da intermediario e il sindaco avrebbe fornito agli imprenditori le informazioni necessarie per essere invitati formalmente alla contrattazione, facendo visionare preventivamente il progetto già approvato e cercando di ottenere quale contropartita la promessa dell’assunzione nell’azienda da parte degli imprenditori di un soggetto a lui vicino.
I due sarebbero anche responsabili di tentata concussione per aver rappresentato e tentato di costringere un soggetto, interessato alla gestione del campo sportivo, ad affidare gli spazi pubblicitari al 59enne. Altra ipotesi di tentata concussione (non realizzata per rifiuto della vittima) sarebbe ravvisabile nell’avvicinare e proporre al medesimo soggetto di cui sopra la gestione del parco pubblico a fronte di un canone mensile e nel riferirgli successivamente che tale affidamento fosse subordinato alla condizione che le attrezzature necessarie per la ristrutturazione le avrebbe dovute fornire il 59enne. Sarebbero responsabili del reato di induzione indebita per aver indotto il responsabile commerciale di un’azienda appaltatrice della raccolta rifiuti (indagato) ad assumere il figlio della compagna del 59enne con un contratto a lavoro parziale ed indeterminato.
Al 59enne e un altro indagato a piede libero è stato contestato anche il reato di indebita percezione del reddito di cittadinanza.
(LaPresse)