TORINO – Un bronzo pesantissimo, quasi quanto i 322 kg complessivi che gli sono serviti per centrare il terzo posto e spezzare un tabù che durava da 37 anni. La terza medaglia di giornata per l’Italia arriva dal peso, a digiuno in un’Olimpiade dall’oro di Norberto Oberburger ottenuto a Los Angeles 1984 nei 110 kg, e la conquista Mirko Zanni, tanto determinato in gara quanto emozionato davanti ai microfoni. “Non so ancora in che pianeta sono in questo momento – ha ammesso a caldo – Non posso essere più felice di così. Sono emozionato”. L’atleta originario di Pordenone, che ha ritoccato il proprio personale firmando il nuovo record italiano nella categoria fino a 67 kg, ha sollevato un chilo in più del coreano Han, che si è fermato a 321. L’oro è andato al cinese Chen (332 kg), l’argento al colombiano Mosquera Lozano (331 kg). “Un bronzo che ricorderemo tutti a lungo! Dopo 37 anni l’Italia torna sul podio olimpico! Bravo Mirko Zanni e complimenti alla Federpesistica – i complimenti arrivati via social dalla sottosegretaria allo sport Valentina Vezzali – Quante belle emozioni azzurre qui a Tokyo 2020. L’estate italiana prosegue!”
L’atleta classe ’97 all’esordio nella rassegna a cinque cerchi non ha tremato nel momento clou della gara. Argento europeo in carica e bronzo ai Giochi Olimpici Giovanili, l’unico attimo di commozione ‘scappa’ nel ricordare il nonno scomparso. “Volevo dedicare questa medaglia oltre che a mamma e papà e tutti i ragazzi di Pordenone che mi stanno guardando, a mio nonno che mi guarda da lassù…”, racconta Zanni, che auspica che questa magica serata nel Sol Levante diventi un punto di partenza per l’intero movimento del sollevamento pesi. “Sono convinto che sarò l’apripista di una nuova era – assicura – Arriveranno altre medaglie perché siamo una squadra unita, lavoriamo bene, ci sono atleti importanti e seguiamo il progetto della Federazione”. La storia dei Giochi insegna che le medaglie possono avere un valore diverso. Quella di Zanni “pesa tanto” perché dà “un senso a tutto ciò che ho fatto finora” e corona “dieci anni di allenamento intenso, con dolori, gioie e sacrifici”. Fino alla festa e alla commozione di Tokyo.
Di Alberto Zanello