Torino, avviso di garanzia per Chiara Appendino: deve rispondere di peculato

La procura indaga per la consulenza al suo ex portavoce Luca Paquaretta dalla 'Fondazione per il Libro'

Foto LaPresse - Mauro Ujetto

TORINO – Nuovo avviso di garanzia per Chiara Appendino. Questa volta la prima cittadina del capoluogo piemontese è indagata per peculato.

L’avviso di garanzia

“Per trasparenza nei confronti dei cittadini – scrive Appendino – vorrei rendere noto che ho ricevuto un avviso di garanzia con riferimento alle indagini per la consulenza affidata dalla ‘Fondazione per il Libro’ al mio ex capo ufficio stampa per un valore di 5.000 euro lordi e che lui già restituì a suo tempo. Quando, alcuni mesi prima dello svolgimento del Salone del Libro, circolò sui giornali questa ipotesi, risposi in aula a un’interpellanza dichiarando che non era assolutamente intenzione dell’amministrazione procedere in tal senso. Nonostante questa posizione, quella consulenza venne comunque affidata dalla Fondazione”.

Le indagini

Dunque le indagini si orienterebbero verso la consulenza affidata al suo ex portavoce, Luca Pasquaretta, dalla ‘Fondazione per il Libro’. “Secondo la ricostruzione dei pm – prosegue la sindaca di Torino – questa consulenza non fu poi svolta dall’interessato e, per questo, viene ipotizzato il peculato. Spetterà a lui difendersi e eventualmente ai giudici stabilire chi ha ragione. Nel mio caso si ipotizza il ‘concorso’ nello stesso reato poiché, secondo i pm, la consulenza sarebbe stata affidata e pagata, cito testualmente, con il mio accordo. Sono tranquilla e, quando in settimana verrò ascoltata dai pm, offrirò loro tutti gli elementi in mio possesso e di mia conoscenza per difendermi da questa ipotesi e provare la correttezza del mio operato”.

Il precedente

Nell’ottobre del 2017 Chiara Appendino fu indagata per falso ideologico in atto pubblico per avere indotto in errore la dirigente dell’ufficio finanziario del Comune, i revisori dei conti, la giunta e il Consiglio comunale in relazione al bilancio di assestamento del 2016. Alla sindaca il procuratore aggiunto Marco Gianoglio contestò di non aver inserito a bilancio un debito di 5 milioni. La stessa accusa fu anche rivolta all’assessore al Bilancio, Sergio Rolando, e al capo di gabinetto Paolo Giordana.

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