Torre Annunziata: Gemignani e Panariello i ‘capi’ del cartello: affari illeciti, strategie criminali e accuse pesanti

Identificati come i gli strateghi occulti che, dal vertice dell'organizzazione, tessevano le fila del traffico di droga. Il loro ruolo, come emerge dalle indagini, andava ben oltre la semplice fornitura di stupefacenti, configurandosi come una vera e propria regia criminale.

1257
Antonio Gemignani Papusciello
Antonio Gemignani Papusciello

Nel cuore dell’inchiesta che ha svelato il sistema criminale radicato a Torre Annunziata, emergono con forza i nomi di Gemignani Nino e Panariello Giuseppe, identificati come i gli strateghi occulti che, dal vertice dell’organizzazione, tessevano le fila del traffico di droga. Il loro ruolo, come emerge dalle indagini, andava ben oltre la semplice fornitura di stupefacenti, configurandosi come una vera e propria regia criminale, capace di orchestrare l’intera filiera, dalla pianificazione all’esecuzione, fino alla spartizione dei profitti illeciti.

Gemignani Nino e Panariello Giuseppe, in qualità di “approvvigionatori a monte della sostanza, finanziatori e riferimenti di Intagliatore”, gestivano le risorse economiche necessarie per l’acquisto di ingenti quantitativi di droga, mantenendo il controllo sul flusso di denaro e garantendo la continuità dell’attività illecita. Le intercettazioni telefoniche e ambientali hanno svelato la loro capacità di tessere relazioni con fornitori e acquirenti, di negoziare prezzi e quantità, di pianificare le spedizioni e di gestire eventuali imprevisti.

Le indagini hanno rivelato come Gemignani e Panariello impartivano direttamente le direttive a Intagliatore Umberto, l’uomo chiave per il trasporto e la consegna della droga. Essi stabilivano i tempi, i luoghi e le modalità delle consegne, monitorando costantemente l’operato di Intagliatore e fornendo supporto logistico e operativo.

Un aspetto cruciale del ruolo di Gemignani e Panariello era la gestione delle “piazze di spaccio”, i luoghi nevralgici per la vendita al dettaglio di droga. Essi individuavano le zone più redditizie, selezionavano i responsabili dello spaccio e stabilivano le tariffe, garantendo il controllo del territorio e massimizzando i profitti.

Le accuse contestate a Gemignani Nino e Panariello Giuseppe sono estremamente gravi e riflettono il ruolo di vertice da loro ricoperto all’interno dell’organizzazione. Entrambi sono accusati, in concorso con gli altri membri del gruppo, di associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, detenzione e spaccio di droga, e altri reati connessi a tale attività illecita.

In particolare, a Gemignani Nino viene contestato di aver “parzialmente spoddisfatto Palumbo (“l’ho cento euro che mi hai mandato…mi hai mandato 50 interri e 50 spicci… mi devi mandare la vera pietra”) e l’accordo per una successiva cessione”. Questo episodio, come emerge dalle intercettazioni, dimostra la capacità di Gemignani di gestire i rapporti con i fornitori e di garantire la disponibilità della droga.

A Panariello, invece, viene contestato di aver vissuto a casa con Gemignani Antonio e i suoi genitori, ma ha affermato di non sapere nulla dei traffici illeciti dei suoi parenti (Panariello e Gemignani Nino), e non ha saputo spiegare alcune delle specifiche frasi che gli sono state contestate, affermando di non ricordare. Questa dichiarazione, ritenuta dagli inquirenti poco credibile, evidenzia il tentativo di Panariello di minimizzare il proprio coinvolgimento nell’attività illecita.

Le condotte illecite contestate a Gemignani Nino e Panariello Giuseppe, se confermate in sede processuale, potrebbero costare ai due “padrini” del cartello di Torre Annunziata pesanti condanne, segnando la fine di un’era criminale e restituendo alla città un barlume di speranza e legalità.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome