VILLA LITERNO – La rete di narcotrafficanti gestita da Raffaele Imperiale: è il tema dell’inchiesta, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, che lo scorso novembre ha fatto scattare 28 arresti. Ed ora, a distanza di 7 mesi da quel blitz (eseguito da polizia e guardia di finanza), 24 delle persone coinvolte nel provvedimento cautelare dovranno affrontare il processo. Il giudice Linda D’Ancona, accogliendo la richiesta del pubblico ministero, ha deciso di disporre nei loro confronti il giudizio immediato, ritenendo non necessaria l’udienza preliminare. Il dibattimento, salvo richieste di rito abbreviato, avrà inizio a fine giugno.
Insieme al 49enne Imperiale, broker della droga originario di Castellammare di Stabia (e ora collaboratore di giustizia), compariranno davanti alla settima sezione (collegio C) del Tribunale di Napoli gli imputati Giovanni Fontana, imprenditore 53enne ed ex presidente della squadra di calcio del Villa Literno, Mario Allegretti, 51enne, Luca Alvino, 47enne, Bruno Carbone, 46enne, Gianmarco Cerrone, 30enne, Ciro Gallo, 41enne, tutti di Giugliano in Campania, Massimo Ballone, 62enne di Pescara, Luca Cammarota, 43enne di Napoli, Carmine Amedeo Cappelletti, 70enne di Avezzano, Antonio Cerullo, 47enne, Antonio De Dominicis, 37enne, tutti di Napoli, Corrado Genovese, 35enne, originario di Roma, Giovanni Gentile, 66enne di Andria, Marco Liguori, 38enne di Mugnano di Napoli, Girolamo Lucà, 38enne di Ravenna, Giuseppe Mammoliti, 52enne di San Luca, Raffaele Mauriello, 34enne di Melito di Napoli, Fortunato Murolo, 53enne di Mugnano, Marco Panetta, 50enne di Cisterna di Latina, Antonio Puzella, 57enne di Sora, Mario Simeoli, 46enne di Marano di Napoli, e Daniele Ursini, 50enne di Casagiove. A comporre il collegio difensivo sono gli avvocati Massimo Caiano, Giovanni Cantelli, Mario Griffo, Immacolata Spina, Fabio Bisco, Rocco Maria Spina, Luigi Senese, Mario Palmieri, Lettiero Rositano, Giovanni Rendina, Antonietta Madore, Franco Colucci, Giuseppe De Gregorio, Giacomo Pace e Giuseppe Formicola.
I 24 imputati sono accusati, a vario titolo, di aver fatto parte di un’associazione a delinquere specializzata nel traffico internazionale di cocaina, hashish e marijuana, e di essersi resi protagonisti di singoli episodi di traffico di droga dal 2018 al 2022.
Al vertice dell’ipotizzata gang di narcotrafficanti, sostiene la Procura, c’era Imperiale: lo stabiese, trasferitosi a Dubai, trattava con i fornitori di droga, teneva i contatti con chi si occupava e gestiva l’importazione e il trasporto dei carichi di stupefacente e curava le relazioni con le cosche mafiose che compravano da lui i narcotici. Il suo braccio destro sarebbe stato Carbone. Ad occuparsi della contabilità dell’organizzazione, secondo l’accusa, invece, era Genovese.
Fontana, ritenuto dagli inquirenti estraneo all’associazione diretta da Imperiale, è finito in cella perché avrebbe partecipato a una spedizione di droga. Come? Mettendo a disposizione della rete dello stabiese un deposito a Castelvolturno, gestito da una delle società a lui riconducibili, e la sua flotta di camion. La Dda sostiene che il liternese abbia permesso al broker di far arrivare 600 panetti di cocaina in Australia (il carico però non giunse mai a destinazione).
A seguito dell’inchiesta sui narcotrafficanti, la Dda ha chiesto ed ottenuto anche la confisca di beni riconducibili a Giovanni Fontana e al fratello Michele (estraneo all’indagine sulla droga) per un valore complessivo di 50 milioni di euro. Si tratta di un patrimonio che i due germani avrebbero accumulato, dice la Procura, anche grazie al traffico di stupefacenti e alla presunta vicinanza al clan Zagaria (né a Giovanni né a Michele vengono contestati, però, reati di mafia).
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