FIRENZE – Un Fiorino imbottito di tritolo e parcheggiato davanti al civico 3 di via dei Goergofili esplose quattro minuti dopo l’1 del 27 maggio 1993, spazzando via un’intera famiglia. Morirono Fabrizio Nencioni, 39 anni, sua moglie Angela, 36 anni, e le due figlie Nadia (9 anni) e Caterina, nata appena 50 giorni prima, più uno studente universitario, Dario Capolicchio, 22 anni. A distanza di trent’anni, Firenze non dimentica le vittime della mafia. Alle 1:04 autorità e cittadini si sono riuniti sul luogo dell’attentato. “Trent’anni – ha detto il sindaco Dario Nardella prima del corteo – segnano un anniversario a cifra tonda che è importante perché ci spinge a ripercorrere tutto quello che Firenze ha saputo fare da allora come città e anche coi processi che hanno permesso di individuare i responsabili. Ma anche ci spinge a capire cosa ha significato lo scontro della mafia contro o Stato, le istituzioni, e a parlarne alle future generazioni. La mafia c’è ancora, oggi si annida e attecchisce dove c’è economia sana. La battaglia non è finita e va portata avanti proprio per le nuove generazioni”.
Era la notte fra il 26 e il 27 maggio 1993 quando un boato squarciò la notte di Firenze: un’esplosione in via dei Georgofili costò la vita a 5 persone e provocò circa 40. La bomba causò anche ingenti danni a tutto il patrimonio culturale: fu distrutta la storica Torre de’ Pulci, dove aveva sede l’Accademia dei Georgofili, e gli Uffizi subirono gravissimi danni alla struttura e a centinaia di opere. La memoria dell’attentato è ancora viva e per celebrare il trentennale della strage, il Consiglio regionale e la questura di Firenze, hanno organizzato una serie di iniziative. In particolare, da ieri e fino a domattina, sul piazzale degli Uffizi sarà esposta la teca con i resti della Quarto Savona 15 come simbolo delle stragi del ’92 e del ’93.