Le principali associazioni ambientaliste del Trentino, tra cui Enpa, Wwf e Legambiente, hanno lanciato un forte allarme riguardo ad alcuni emendamenti alla legge di bilancio provinciale. Secondo gli attivisti, la maggioranza starebbe usando la manovra finanziaria come un “cavallo di Troia” per smantellare le norme a tutela dell’ambiente e della fauna selvatica.
L’accusa è che, lontano dal dibattito pubblico, si stiano riscrivendo regole fondamentali sulla gestione di boschi e animali per ragioni puramente ideologiche. Uno degli emendamenti più contestati mira a liberalizzare il transito di veicoli a motore su strade forestali, trasformandole in scorciatoie. Ciò comporterebbe un aumento dei rischi per escursionisti e turisti, un maggiore disturbo per la fauna e un generale degrado del paesaggio boschivo trentino.
Un altro punto critico riguarda la gestione dei “richiami vivi”, ovvero piccoli uccelli selvatici come tordi e fringuelli tenuti in gabbia per attirare i loro simili durante l’attività venatoria. L’emendamento ne autorizzerebbe il trasporto e l’utilizzo per tutto l’anno, anche al di fuori della stagione di caccia, con la giustificazione di “allenarli al canto”.
Le associazioni hanno definito questa pratica crudele e anacronistica, sottolineando come la nuova norma potrebbe incentivare il reato di uccellagione, rendendo quasi impossibili i controlli per distinguere le attività lecite da quelle illegali. Si tratterebbe di un grave passo indietro per il benessere animale.
Particolarmente grave è ritenuto l’emendamento che aumenta la quota di orsi che possono essere abbattuti ogni anno. Una scelta, denunciano gli ambientalisti, priva di qualsiasi base tecnica e scientifica, che ignora deliberatamente le indicazioni fornite da ISPRA, l’istituto nazionale di riferimento per la protezione ambientale.
La decisione appare ancora più incomprensibile dato che la Provincia ha avviato un nuovo monitoraggio della popolazione di orso bruno, i cui risultati dovrebbero guidare le future scelte gestionali. Secondo le associazioni, non si tratta di una misura per la sicurezza dei cittadini, già garantita dalle leggi vigenti, ma di un’azione politica per usare l’orso come bersaglio e raccogliere consenso alimentando la paura.
Questi emendamenti, concludono gli attivisti, non risolvono problemi reali ma servono solo a lanciare messaggi a una parte dell’elettorato, usando la natura come merce di scambio. L’appello finale alla maggioranza è di ritirare le proposte e riportare il confronto su basi scientifiche, per non distruggere l’immagine di un Trentino fondato su sostenibilità e rispetto della biodiversità.





















