Tumori e inquinamento: il modello pilota di Crotone

51
Prevenzione oncologica
Prevenzione oncologica

La prevenzione oncologica ambientale è entrata in una nuova fase. Dal Sito di Interesse Nazionale (SIN) di Crotone è nato un modello che unisce epidemiologia e biologia, con l’obiettivo di comprendere le cause delle malattie prima che si trasformino in emergenze sanitarie.

Per anni, la sorveglianza epidemiologica ha rilevato un aumento delle patologie oncologiche in specifiche aree del Paese. Nei SIN, lo stato di salute dei residenti ha documentato una contaminazione cronica che, in molti contesti, si è associata a un pesante carico di malattie.

Il SIN di Crotone, segnato dall’inquinamento storico dell’ex polo chimico di Montedison e industriale di Pertusola, è stato indicato come sito pilota per questo nuovo protocollo. Fino ai primi anni ’90, queste industrie hanno lavorato metalli pesanti come zinco, cadmio, piombo e arsenico, lasciando un’eredità di criticità sanitarie documentate.

Il protocollo si fonda su un cambio di paradigma elaborato dall’oncologo Pasquale Montilla, consulente scientifico dell’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA). Per lungo tempo, la mancanza di strumenti capaci di dimostrare il nesso biologico diretto tra inquinante e malattia ha limitato l’efficacia delle politiche preventive.

Il nuovo metodo integra i dati epidemiologici con analisi biologiche avanzate. Queste analisi permetteranno di individuare marcatori di esposizione, alterazioni molecolari e processi patogenetici precoci, rendendo la prevenzione concreta, misurabile e orientata a un intervento tempestivo.

Questo sistema non intende sostituire strumenti come il Progetto SENTIERI del Ministero della Salute, che ha già migliorato la conoscenza dello stato di salute delle popolazioni nei SIN. SENTIERI ha fornito una mappatura indispensabile degli eccessi di mortalità, ma descrive associazioni statistiche, senza ricostruire il nesso biologico individuale.

Il protocollo Montilla si propone di integrare l’epidemiologia descrittiva, colmando proprio questa lacuna. Si passerà così dalla semplice descrizione dei fenomeni alla loro comprensione causale.

Al centro della prospettiva vi è l’analisi del bioaccumulo dei contaminanti e lo studio delle correlazioni tra esposizione e danno tissutale. Questo approccio, che ha già ricevuto valutazioni positive in ambito accademico internazionale, punta a fornire basi scientifiche solide per le decisioni pubbliche.

L’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’ONA, ha promosso da anni un approccio basato sulla prevenzione primaria. In linea con questa visione, l’Osservatorio ha presentato una proposta formale alla Presidenza del Consiglio dei Ministri per il riconoscimento istituzionale del modello.

La richiesta prevede di affidare il coordinamento scientifico al dottor Montilla, con il supporto dell’ONA come soggetto di raccordo tra ricerca, istituzioni e cittadini. «La difesa della salute collettiva richiede strumenti scientifici avanzati», ha affermato Bonanni.

Un eventuale riconoscimento da parte del governo rappresenterebbe un segnale importante, privilegiando l’anticipazione del rischio rispetto alle logiche emergenziali. L’esperienza di Crotone potrebbe diventare un punto di svolta per l’intero Paese.

L’Italia avrebbe così l’occasione di diventare un riferimento europeo nella prevenzione oncologica ambientale, trasformando territori segnati da criticità storiche in modelli di innovazione e tutela della vita.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome