Molestie, la moglie di Polanski rifiuta l’invito all’Academy per solidarietà al regista

L'attrice Emmanuel Seigner ha scelto di non aderire per protesta all'organizzazione che attribuisce gli Oscar

©LALO YASKY/ANGELI/LAPRESSE

PARIGI (LaPresse/AFP) – La moglie di Polanski rifiuta un prestigioso invito. L’attrice francese Emmanuelle Seigner ha respinto l’invito di adesione all’Academy of Motion Picture Arts and Sciences, l’organizzazione che attribuisce i premi Oscar. Per protesta contro la decisione di espellere il marito Roman Polaski a causa della sua condanna per stupro negli Stati Uniti. L’Academy ha annunciato lo scorso mese di aver aggiunto oltre 900 membri, nel tentativo di correre ai ripari per le accuse e le polemiche legate alla mancanza di diversità nell’istituzione. Che hanno guadagnato forza anche grazie al movimento contro le molestie sessuali #MeToo. L’ente ha aggiunto alle sue liste molte donne e molte persone di varie etnie, per contrastare la schiacciante storica predominanza di uomini bianchi.

L’attrice rifiuta l’invito dell’Academy

In una lettera aperta pubblicata dal francese Journal du Dimanche, Seigner ha scritto: “Come posso far finta di ignorare che l’Academy poche settimane fa ha espulso mio marito, Roman Polanski, per soddisfare lo zeitgeist. La stessa Academy che lo ha premiato con l’Oscar come miglior regista per ‘Il pianista’ nel 2003. Curiosa amnesia!. Questa Academy probabilmente pensa che io sia un’attrice sufficientemente arrivista, senza carattere. Per dimenticare di essere sposata da 29 anni con uno dei più grandi registi”.

Il caso Polanski

L’84enne regista di ‘Rosemary’s Baby’ e ‘Chinatown’ fu accusato di aver drogato una bambina di 13 anni, prima di stuprarla nella casa dell’attore Jack Nicholson a Los Angeles nel 1977. Polanski aveva ammesso di aver avuto una relazione sessuale con una minorenne, cioè lo ‘stupro a termini di legge’ (statutory rape). E aveva trascorso 48 ore in custodia per essere sottoposto a valutazione psichiatrica, prima di essere rilasciato. Secondo i documenti processuali, il giudice aveva promesso a Polanski che le sette settimane trascorse in cella sarebbero state il suo unico periodo detentivo. Nel 1978, però, convinto che il giudice stesse per annullare l’accordo e rimetterlo in prigione, probabilmente per decenni, il regista fuggì in Francia. Da allora, ha rifiutato di tornare negli Stati Uniti in assenza di garanzie sul fatto che non dovrà scontare altri periodi di detenzione.

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