CESA – “Solo perché una persona in una discussione ha deciso di spararti oggi ho perso un fratello per dei colpi da arma da fuoco”. Gennaro Carbisiero, 30 anni, è il fratello di Davide. Ieri così ha commentato la morte del giovane congiunto. Era sul posto del delitto, insieme alla madre. Scene strazianti di dolore. “E a soli 19 anni, tu oggi a 15 giorni dal mio trentesimo compleanno che dovevo festeggiare nella bellissima nuova casa con piscina che ho fatto con tanto amore per tutti voi, specie per te. E ad un mese e mezzo dal mio matrimonio tu mi lasci così, senza avvisarmi” ha aggiunto nel suo amaro sfogo. Una famiglia, quella di Carbisiero, che ha nel fratello della vittima l’imprenditore di punta della zona. Negozi di abbigliamento, ristoranti, tra Frattamaggiore, Napoli e altre città con il brand ‘Gegè’. “Si chiamava Davide. Aveva solo 19 anni.
È stato massacrato a colpi di pistola. Alle prime luci della Domenica delle Palme. A Cesa, paese di cui sono cittadino onorario. Non so il perché. So solo che è assurdo arrogarsi il diritto di uccidere un essere umano. Riposa in pace, Davide”. Sono le parole di padre Maurizio Patriciello appena saputa la terribile uccisione del giovane. Una famiglia il cui rampollo si è fatto spazio nel mondo dell’imprenditoria in fretta. Un marchio, quello di Gegè noto a Frattamaggiore, Napoli e Giugliano. Interessi si sono poi sviluppati anche a Roma. Lui, Davide, aveva anche un altro fratello più piccolo. La sua fidanzata si porta suo malgrado un marchio addosso. Lei, 20enne, è la figlia di Massimiliano Milone, un uomo che nella sua vita ha scelto diverse. I fratelli Giovanni, Michele, Massimiliano e Angelina Milone furono condannati per droga. Nel mese di settembre di due anni fa la Cassazione mise la parola fine al processo.
La Suprema Corte confermò le decisioni della Corte d’Appello anche se per 2 imputati furono accolti – ma limitatamente a un solo capo d’accusa – i ricorsi presentati e quindi rinviò le questioni nuovamente ai giudici del secondo grado. Si chiuse, quindi, il processo per lo spaccio gestito dalla famiglia Milone tra l’agro aversano – Aversa, Orta di Atella, Succivo, Cesa e Sant’Arpino – e la zona di Marcianise. Secondo l’accusa gli imputati avrebbero fatto parte di un sodalizio, operante nell’area marcianisana ed atellana, dedito al traffico e spaccio di cocaina, hashish e marijuana fino al 2020. Per gli inquirenti il giro di affari del gruppo era quantificabile in circa 400mila euro. Utilizzavano appartamenti in affitto e che cambiavano con regolarità dopo qualche tempo, per non dare troppo nell’occhio. Non disdegnavano di portare la droga direttamente ai clienti, con un sistema di “consegna a domicilio”.