ROMA – “Unità e solidarietà”. Mario Draghi descrive così, arrivando all’Europa building per il Consiglio europeo il vertice straordinario della Nato e il G7 appena conclusi. I leader, assicura, sono decisi a mantenere le sanzioni contro Mosca e pronti a inasprirle se necessario. Per il premier italiano le restrizioni economiche adottate finora per indebolire la Russia si sono dimostrate “straordinariamente efficaci” e il giudizio, assicura, è condiviso dai Paesi del fronte Transatlantico .
“L’economia russa è fortemente indebolita. Questa è stata un’analisi unanime di tutti i partecipanti al summit Nato”, assicura. La rotta, quindi, non cambia. “Tanto dobbiamo essere fermi e proattivi con le sanzioni tanto dobbiamo cercare assolutamente, disperatamente la pace”, insiste Draghi. “Sostenere l’Ucraina per fermare la guerra, senza entrare in guerra”, concorda Emmanuel Macron ed ecco perché i leader ribadiscono che “non è possibile coinvolgere né la Nato né l’Unione europea in una no fly zone” a garanzia dell’Ucraina e sperano di coinvolgere anche Pechino sulla strada della diplomazia.
Avanti, però, sull’aumento delle spese per la difesa fino al 2% del Pil. “Ho ribadito l’impegno che hanno preso tutti gli altri governi nei confronti della NATO – insiste l’inquilino di palazzo Chigi nonostante i diversi distinguo interni alla sua maggioranza, a partire dal M5S – quindi noi abbiamo questo impegno che è storico per l’Italia e continueremo ad osservarlo”.
I leader Nato e G7 vogliono muoversi insieme anche per affrontare il problema della sicurezza energetica e di quella agroalimentare. Draghi lo dice chiaro: “L’Europa vuole diventare indipendente dal gas russo”. Per farlo alcuni interventi sono necessari sul fronte interno. “Il mercato funziona male – ammette l’ex numero uno Bce – i prezzi sono speculativi, quindi occorre prendere delle misure”.
L’idea italiana è quella di fissare un tetto di importazione del gas a livello europeo. La missione di Draghi è quella di convincere i Paesi del Nord Europa. Il premier ne parla anche con il Primo Ministro olandese, Mark Rutte, in un bilaterale che precede il summit Ue. “Sarà come con il Covid, alla fine anche i Paesi più dubbiosi si convinceranno”, è la linea di Roma, da un lato perché abbiamo un potere negoziale con Mosca che deriva anche dalle strutture che noi abbiamo e altri possibili importatori no, e dall’altro perché “sarà l’avvicinarsi di un’economia di guerra a fare il resto”.
Sanzioni e strategie saranno discusse nel corso del Consiglio europeo che andrà avanti stanotte e domani, con la consapevolezza, come dice sicuro il premier, che la decisione di Vladimir Putin di obbligare al pagamento del gas in rubli rappresenta “una violazione contrattuale”.
Il Vecchio Continente, però, guarda anche al di là dei propri confini. Draghi parla apertamente di un aiuto che deve venire dal Canada e dagli Usa, grandi produttori di gas liquido: “Anche su questo c’è stata estrema collaborazione da parte di tutti”, assicura il premier dopo aver parlato direttamente con Joe Biden e anche in vista dell’incontro che ci sarà domani tra il presidente Usa e la presidente della commissione europea Ursula von der Leyen.
L’inquilino di palazzo Chigi ha anche un colloquio bilaterale con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Al centro del tavolo – oltre alla crisi di Kiev – anche la situazione nel Mediterraneo, con particolare attenzione alla Libia, e la volontà di dare nuova forza al summit a tre Roma-Ankara-Parigi.
Draghi rimane impegnato, poi, sul fronte dei rifugiati. “I numeri stanno crescendo in maniera impressionante. In Italia come sapete sono tra 60 e 70 mila, in Germania sono 200-300 mila, in Polonia sono milioni. Quindi il dramma umanitario – insiste – deve essere affrontato non solo a livello europeo ma a livello mondiale, coinvolgimento pieno delle Nazioni unite”.