Ucraina, Gelmini: “Oggi la nostra difesa comune si chiama Nato”

“Credo che i partiti siano chiamati ad una grande prova di responsabilità, perché avremo di fronte momenti molto complicati alla vigilia di una campagna elettorale che deciderà gli equilibri della prossima legislatura".

Foto Roberto Monaldo / LaPresse Nella foto: Mariastella Gelmini

ROMA – “Credo che i partiti siano chiamati ad una grande prova di responsabilità, perché avremo di fronte momenti molto complicati alla vigilia di una campagna elettorale che deciderà gli equilibri della prossima legislatura. e forze politiche sono tenute a mio avviso a fare un duplice sforzo: da un lato di evitare di cavalcare quelle che oggi sono frange minoritarie nell’opinione pubblica, dall’altro di tornare ad indicare una strada dopo che per troppo tempo hanno rinunciato a farlo”. Lo ha detto Mariastella Gelmini, ministro per gli Affari regionali e le autonomie, intervenendo al convegno “Dopo l’invasione russa mai più nulla sarà come prima“, a Palazzo Giustiniani.

”E faccio subito un esempio rispetto al quale non tutti hanno resistito alle sirene della demagogia. Il tema dell’incremento delle spese militari e della nostra partecipazione alla Nato. È certamente una delle cartine di tornasole della capacità delle classi dirigenti di affrontare i problemi e di avere il coraggio di chiamarli con il loro nome.

Io sono una sostenitrice, come il mio partito lo è da sempre grazie al presidente Berlusconi, dell’importanza decisiva di poter contare su una politica estera e su una politica di difesa comune per l’Ue. Ma non mi sfugge che, grazie al ritardo con il quale stiamo approcciando questi temi, potremo concretamente disporre di un vero nucleo di difesa comune solo fra alcuni anni. Il sì alla difesa comune è dunque per il futuro, oggi la nostra difesa comune si chiama Nato. E io credo che adempiere ai nostri doveri, peraltro già sottoscritti e codificati, di adeguamento dell’apparato militare e di aumento delle spese in questa direzione, non è soltanto un nostro dovere ma è anche un nostro interesse”, conclude Gelmini.

LaPresse

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