ROMA – Normalizzare il prezzo del gas in Unione europea, lavorando alla definizione di un tetto massimo. Questa la linea su cui si cerca di trovare una convergenza. I ministri Giancarlo Giorgetti e Roberto Cingolani sembrano avere le idee chiare; che coincidono con quanto immaginato dal premier Mario Draghi. In primo luogo per evitare di pagare montagne di soldi in più il gas sul mercato, e quindi provare a difendere il potere di spesa di imprese e famiglie di fronte all’impennata dei costi energetici delle bollette.
Sulla stessa lunghezza d’onda nel chiedere un limite Ue al prezzo del gas, da un lato il ministro dello Sviluppo economico punta a livello nazionale a una riduzione delle tasse dall’altro il ministro della Transizione ecologica vede una riduzione del 50% delle importazioni di gas dalla Russia già entro maggio.
“Per ridurre i rialzi delle bollette – dice Giorgetti, facendo presente che ‘senza interventi la situazione sui bilanci familiari e aziendali diventa insostenibile’ – bisogna assumere decisioni a livello europeo e si sta ragionando di scolleggare i prezzi dell’energia in generale da quelli del gas, mentre a livello nazionale bisogna immaginare una ridiuzione della tassazione sulle varie fonti energetiche”.
Quindi per Cingolani, che è già al lavoro su interventi dedicati e un’implementazione delle misure in caso di emergenza con un acuirsi del conflitto in Ucraina, “entro maggio potremmo sostituire circa la metà del gas russo, gestendo poi il resto in un anno e mezzo o due”; il ministro della Transizione ecologica aveva anche ricordato la necessità di diversificazione delle fonti (sia in origine che di produzione mantenendo fermo lo sviluppo delle rinnovabili) e l’integrazione delle infrastrutture energetiche necessarie a rendere il sistema sicuro e indipendente. Inoltre per Cingolani “i Paesi Ue dovrebbero accordarsi su un limite di prezzo comune per il gas naturale”.
“La crisi in Ucraina è molto grave – rileva Giorgetti – e in un’economia di guerra è necessario anche immaginare leggi eccezionali, altrimenti si blocca la produzione. Se la situazione continua non è da escludere” uno scostamento di bilancio “per aiutare le imprese”. E anche se il Pnrr sembra un argomento in questa fase difficile da toccare, Giorgetti è chiaro sul fatto che, “con la crisi in Ucraina, sicuramente alcune cose andranno aggiornate”. Anche perché con la guerra in Ucraina, l’inflazione, la carenza delle materie prime sia energetiche che di beni alimentari, e le bollette alle stelle è il momento di essere “flessibili. Il mondo è cambiato”.
di Tommaso Tetro