MILANO– “L’invasione russa dell’Ucraina ha spinto i prezzi delle materie prime in forte rialzo, spingendo gli investitori a valutare l’impatto sui termini di scambio (ToT) – cioè la differenza tra i prezzi delle esportazioni e delle importazioni di un’economia – in tutto il mondo, poiché i cambiamenti significativi hanno tipicamente implicazioni sia economiche che FX. Un’implicazione duratura dell’attuale crisi geopolitica può essere uno spostamento verso l’alto del livello dei prezzi di equilibrio per molte materie prime. Pertanto, le operazioni che approfittano di questo spostamento strutturale – ad esempio, lunghe in valute esportatrici di materie prime e corte in valute importatrici di materie prime – possono essere già appropriate per i portafogli (abbiamo pubblicato una raccomandazione lunga MYR/PHP su questa tesi). Alcuni altri asset legati alle materie prime, come il CAD e il NOK, potrebbero anche avere spazio per raggiungere i prezzi spot man mano che la volatilità del mercato si calma”. È l’analisi che fa Karen Reichgott Fishman, economista di Goldman Sachs, sull’andamento dei prezzi delle materie prime in seguito all’invasione dell’Ucraina.
“In precedenza abbiamo introdotto una serie di indici giornalieri sui termini di scambio delle materie prime per tracciare l’effetto potenziale dei cambiamenti dei prezzi delle materie prime sulla crescita, e quindi sul FX, per una singola economia. Ora abbiamo aggiornato i dati commerciali sottostanti utilizzati per calcolare i pesi e abbiamo fatto alcuni altri aggiustamenti minori per migliorare la precisione in tempo reale dei nostri indici ToT, che sono anche disponibili su Bloomberg per 36 economie”, prosegue Reichgott Fishman.
La letteratura accademica e il nostro lavoro analitico suggeriscono che i termini di scambio possono essere un importante driver del FX. Troviamo che le variazioni dei prezzi all’esportazione hanno storicamente avuto un impatto sui tassi di cambio più che doppio rispetto a quello dei prezzi all’importazione. In particolare, le nostre stime supportano una semplice regola empirica: un aumento del 10% nell’indice dei prezzi all’esportazione delle materie prime di un’economia si traduce in un apprezzamento del 5% della valuta, mentre un aumento del 10% nell’indice dei prezzi all’importazione delle materie prime di un’economia si traduce in un deprezzamento del 2% della valuta”, aggiunge l’economista.
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