ROMA – Oltre 92 mila. Tante sono le persone in fuga dall’Ucraina arrivate in Italia dall’inizio del conflitto. I dati li fornisce il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, durante il question time alla Camera: 91.846 i profughi giunti ad oggi, 7.664 dei quali si trovano nei Cas, 465 nel sistema Sai e 83.817 all’interno della rete familiare o nel circuito legato al terzo settore.
Numeri residuali se si pensa che dall’Ucraina sono già fuggite oltre 4 milioni e mezzo di persone, ma la macchina dell’accoglienza lavora da settimane a pieno ritmo: “La criticità principale è quella di non avere ancora contezza specifica dei numeri”, spiega il capo della protezione civile, Fabrizio Curcio, oggi in visita in un albergo del quartiere Spinaceto di Roma, che ospita circa 400 rifugiati. “Chi arriva può muoversi liberamente sul nostro territorio, godendo di una protezione temporanea prevista dalla legislazione europea e nazionale – chiarisce – Noi abbiamo il numero di chi si è dichiarato e di chi richiede assistenza, ma c’è un margine di incertezza forte e senza un quadro preciso, anche i temi della scuola e dell’integrazione lavorativa diventano più complicati da affrontare”.
Un capitolo a parte è quello dei minori che sono oltre 1.700 e per i quali vanno garantiti scuola e servizi specifici: “C’è grande attenzione da parte di tutti gli attori istituzionali per far sì che vengano adottate soluzioni rispettose della sensibilità del minore e più favorevoli alla migliore integrazione”, assicura il ministro Lamorgese che, sul punto, promette il “massimo impegno” per fornire sostegno economico ai Comuni.
Dei profughi arrivati in Italia, la metà sono donne, il 40 per cento bambini, e il 10 per cento uomini di età superiore ai 60 anni. I punti fondamentali del sistema di accoglienza sono tre: potenziamento delle strutture ordinarie gestite da Viminale e prefetture, con l’aggiunta di 8000 posti; ‘autosostentamento’, che prevede un sostegno economico di 300 euro al mese per gli adulti e 150 euro per i minori, per un massimo di 90 giorni; infine la cosiddetta ‘accoglienza diffusa’, in strutture del terzo settore, o con la collaborazione di privati che mettono a disposizione le proprie case. Solo nel portale del Comune di Roma si sono già offerte oltre 600 famiglie. E prossima settimana si chiuderà la manifestazione di interesse per il reperimento di 15mila posti, in tutta Italia, utili a potenziare ulteriormente l’accoglienza.(LaPresse)