ROMA – Il Papa torna a far sentire con forza la sua voce chiedendo di fermare il conflitto in Ucraina. “Mai la guerra!”, scrive Francesco in un tweet pubblicato in varie lingue fra cui l’ucraino e il russo. “Pensate prima di tutto ai bambini a cui si toglie la speranza di una vita degna – la riflessione di Bergoglio – bambini morti, feriti, orfani; bambini che hanno come giocattoli residui bellici… In nome dio Dio fermatevi!”.
E l’invito a fermare questa “pazzia” arriva anche dal cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, che nei giorni scorsi aveva anche tenuto una conversazione telefonica con il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov. Dialogando con i media vaticani l’emissario di politica estera del Papa mette l’accento sull’importanza delle parole. “Definire ciò che sta accadendo in Ucraina un’operazione militare significa non riconoscere la realtà dei fatti – spiega – siamo di fronte a una guerra, che purtroppo miete tante vittime tra i civili come tutte le guerre”. Secondo Parolin i conflitti bellici sono “come un cancro che cresce, si espande, si autoalimenta”. Un’avventura “senza ritorno” e bisogna riconoscere che “siamo caduti in un vortice che può avere conseguenze incalcolabili e nefaste per tutti”.
A spaventare Parolin è soprattutto la logica del riarmo che in questi giorni la sta facendo da padrone. “Nuove e ingenti somme di denaro vengono destinate agli armamenti – spiega – sembra purtroppo che abbiamo dimenticato le lezioni della storia, della nostra storia recente. Abbiamo prove su prove davanti ai nostri occhi della devastazione e dell’instabilità che produce la guerra”. Gli errori, secondo il segretario di Stato della Santa Sede partono da lontano, ovvero dalla caduta del muro di Berlino dopo la quale il mondo non è stato in grado di costruire “un nuovo sistema di convivenza fra le Nazioni, che andasse al di là delle alleanze militari o delle convenienze economiche”. Una sconfitta di tutti che la guerra in Ucraina rende “evidente”. Ma il Vaticano intende comunque proseguire nei suoi sforzi alla ricerca di una risoluzione del conflitto. “Non è mai tardi per fare la pace, non è mai tardi per tornare sui propri passi e per trovare un accordo”, l’appello finale di Parolin. Roma.
Di Andrea Capello