ROMA – Una carovana lunga un chilometro, formata da 66 mezzi – tra pulmini, autobus e macchine – è partita da Gorizia diretta a Leopoli, in Ucraina. A bordo, insieme a 32,6 tonnellate di aiuti umanitari, 221 persone appartenenti a 142 organizzazioni umanitarie. Una missione di pace per dire ‘stop alla guerra adesso’.
“Abbiamo organizzato tutto in 15 giorni. Sì, siamo dei matti”, ironizza Giampiero Cofano, segretario della comunità Papa Giovanni XXIII che ha promosso l’iniziativa a cui hanno subito aderito moltissime realtà, tra cui Nuovi Orizzonti, Arci, Cgil, Focsiv, Mediterranea Saving Humans e Libera. “Ma la posta in gioco era troppo alta per non farlo: dobbiamo andare in Ucraina per portare vicinanza ma anche aiuto concreto, con cibo e medicinali”, racconta.
“Faremo evacuare i più fragili e vulnerabili, ma anche chi è rimasto indietro perché non aveva contatti per fuggire”, spiega Cofano che conta di rientrare in Italia “il 3-4 aprile”. In queste ore i volontari hanno sostenuto il trasferimento di 180 persone in arrivo a Leopoli da Dnipro: appena arrivati a destinazione queste persone – di cui 30 con disabilità, anche minorenni – verranno prese in carico per essere portate in Italia.
Una volta arrivate nel nostro Paese verranno accolte nelle associazioni, ma anche in casa degli italiani che hanno voluto dare così il loro contributo alla causa. “E’ stato bello vedere che in una settimana 143 famiglie italiane hanno dato la loro disponibilità ad accogliere i profughi”, racconta a LaPresse Chiara Amirante, fondatrice e presidente di ‘Nuovi Orizzonti’, tra le comunità che partecipano alla missione.
“Si tratta di famiglie con disponibilità economiche normali ma che hanno sentito, come noi, la responsabilità davanti a Dio di rispondere al grido di dolore di chi sta soffrendo per la guerra”, spiega sottolineando che sono in arrivo 200 persone per la cui accoglienza “saranno necessarie molte spese” e “per ora non stiamo ricevendo aiuti dal governo”, sottolinea. “Dovremo fare l’ennesimo salto di fede nella Provvidenza, certi che ogni gesto, anche il più piccolo, è una scintilla che può illuminare questa notte buia”.
di Giusi Brega