MILANO – La Russia riconosce le repubbliche separatiste autoproclamate di Donetsk e Luhansk (Dpr e Lpr), nell’est dell’Ucraina. Il presidente Vladimir Putin ha firmato il decreto davanti alle telecamere, mentre Kiev e alleati temono che i 150mila soldati russi ammassati attorno ai confini invadano l’Ucraina. Per gli Usa è ormai questione di ore o giorni, prima che accada.
Nel Donbass, frattanto, lo scontro tra separatisti ed esercito di Kiev, che prosegue dal 2014, si è intensificato, con bombardamenti più frequenti e nuovi morti. E Mosca ha istituito una no-fly zone sul Mar d’Azov, parte del Mar Nero su cui affacciano la regione russa di Rostov e l’importante porto ucraino di Mariupol, vicino alla linea di contatto tra le forze separatiste ucraine e filo-russe.
La decisione di riconoscere i territori separatisti segna una frattura nella tensione tra Russia e l’Occidente. Il timore è che Mosca possa usare il Donbass per inviare apertamente militari ed equipaggiamenti all’interno dei confini ucraini. Sinora l’accusa alla Russia era stata di aver sostenuto i separatisti, ma Mosca ha sempre negato dicendo che a combattere nell’area siano dei volontari.
In un discorso fiume alla nazione, Putin ha accusato la Nato di aver rafforzato i propri contingenti sul fianco est perché “l’obiettivo siamo noi”, e ha previsto che quelle forze “potrebbero aumentare” ancora. A Kiev ha imputato di “cercare di entrare in conflitto con Mosca”, descrivendola come “un burattino” in mano altrui, un Paese creato dalla Russia, “parte integrante della storia e della cultura russa”, svendutosi a una tradizione che non è la sua.
Intanto, 150mila soldati russi restano ammassati sui tre ‘lati’ dell’Ucraina. Nell’est dal 2014 si scontrano i separatisti filorussi e l’esercito di Kiev, a seguito dell’annessione della Crimea da parte di Mosca, e i morti sono ormai 14mila. Il livello dello scontro è di nuovo salito, con tiri di artiglieria ed esplosioni attorno all’aeroporto di Donetsk. Ci sarebbero anche state alcune vittime, tra cui due soldati di Kiev.
La Russia ha anche dichiarato di aver sventato un’incursione ucraina oltre il confine, distruggendo due veicoli di fanteria e uccidendo cinque ‘sabotatori’, ma Kiev ha negato. Mosca ha già prolungato le esercitazioni militari in Bielorussia, secondo molti strumentali all’invasione della capitale ucraina. A livello diplomatico, Putin e lo statunitense Joe Biden hanno concordato in linea di principio d’incontrarsi, in un ulteriore tentativo di evitare la guerra: la condizione per gli Usa è che la Russia non invada.
A lavorare per il vertice è stato il francese Emmanuel Macron, che ha anche parlato con il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Il segretario di Stato statunitense Antony Blinken e il russo Sergei Lavrov s’incontreranno invece giovedì in Europa, sempre a patto che l’invasione non avvenga. E Blinken continua i colloqui con Kiev. La Russia chiede garanzie ai Paesi occidentali del fatto che la Nato non ammetta l’Ucraina come membro, e Putin ha specificato che una moratoria non basterà. Ha anche chiesto che l’Alleanza metta fine ai dispiegamenti di armi in Ucraina e ritiri le forze dall’Europa orientale – domande respinte.
L’Ue ha annunciato nuove sanzioni nei confronti di 65 persone fisiche e 10 entità, e l’alto rappresentante Josep Borrell ha previsto che ne possano seguire altre legate al riconoscimento. Gli Usa hanno anche segnalato all’Onu che Mosca avrebbe compilato una lista di ucraini da uccidere o rinchiudere in campi di prigionia dopo l’eventuale invasione, mentre almeno 60mila persone sono arrivate in Russia, dopo aver lasciato il Donbass. Sarebbero più di 40 le regioni russe che hanno preparato centri di accoglienza per i rifugiati da quelle zone, secondo i media russi.(LaPresse/AP)