L’esito della guerra non dipende solo dal campo di battaglia, su cui Mosca, in crescente difficoltà, ha sempre insistito. “Alla fine si dovrà raggiungere un accordo”, ha ammesso il presidente russo Vladimir Putin, sottolineando di aver detto “più volte che siamo pronti” e “aperti” al confronto, “ma ci fa riflettere con chi abbiamo a che fare”. Un possibile spiraglio a cui hanno fatto da contraltare le dichiarazioni del primo ministro britannico Sunak in un colloquio telefonico con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky: “Il Cremlino deve ritirare le sue forze prima di poter prendere in considerazione qualsiasi accordo”.
D’altra parte Putin è tornato ad accusare l’Ucraina di essere diventata “una colonia” dell’Occidente, che continua a fornire a Kiev “armi e munizioni, inviando mercenari”, non facendo altro che “spingere il Paese su un percorso suicida”, in cui il popolo ucraino è usato “come carne da macello” contro la Russia. Putin ha poi attaccato in particolare i Paesi europei per l’imposizione del price cap sul petrolio russo. La risposta di Mosca sarà formalizzata in un decreto presidenziale su cui il Cremlino è già al lavoro.
Nel frattempo, lo zar ha rimarcato che “semplicemente non venderemo a quei Paesi che prendono tali decisioni”, arrivando, “se necessario”, al taglio della produzione. La Russia ha anche approvato dazi su prodotti importati da ‘Paesi ostili’. E il pugno duro continua anche a livello interno contro il dissenso. L’oppositore russo ed ex deputato comunale di Mosca, Ilya Yashin, è stato condannato dal tribunale della capitale russa a 8 anni e 6 mesi di reclusione in una colonia penale per aver diffuso in un video sul proprio canale Youtube informazioni “consapevolmente false” sulle azioni dell’esercito russo in Ucraina e, in particolare, sul massacro di Bucha.
Yashin è stato arrestato nel luglio scorso con l’accusa di aver mentito sulle azioni delle forze armate russe “per motivi di odio politico”. “Con questa sentenza isterica, le autorità vogliono spaventarci tutti”, ha detto Yashin in un messaggio diffuso dai suoi legali, “ma in realtà dimostra la loro debolezza. Solo i deboli vogliono chiudere la bocca a tutti e sradicare ogni dissenso”. Immediata la reazione del più noto oppositore del leader russo, Alexei Navalny, che su Twitter ha parlato dell'”ennesimo verdetto spudorato e illegale del tribunale di Putin”.(LaPresse)