MOSCA (Russia) (LaPresse/AFP) – Ucraina, sciopero della fame di Sentsov da 100 giorni: monta la polemica. E’ in sciopero della fame da 100 giorni il cineasta ucraino Oleg Sentsov, detenuto in un carcere della Siberia russa per una condanna per terrorismo. Il 42enne ha iniziato lo sciopero a maggio. Per chiedere il rilascio dei prigionieri politici ucraini in Russia e, secondo i suoi familiari, le sue condizioni di salute sono drammaticamente peggiorate.
Ucraina, non intende mettere fine alla protesta
Un’attivista che lo ha incontrato la scorsa settimana ha riferito che Sentsov non intende mettere fine alla protesta. Decine di persone hanno manifestato oggi in favore del regista davanti all’ambasciata russa a Kiev, con cartelli come ‘Liberate Sentsov’ e ‘Fermate Putin’. La portavoce del ministero degli Esteri ucraino, Mariana Betsa, ha chiesto su Twitter il rilascio del cineasta: “Chiediamo ai nostri partner e alle organizzazioni internazionali di aumentare la pressione sulla Russia per salvare Oleg Sentsov e liberare i prigionieri politici in Russia”.
Vari rappresentanti del G7, esponenti del cinema tra cui Jean-Luc Godard e Johnny Depp e altri hanno fatto pressione su Mosca per il suo rilascio. Il presidente francese Emmanuel Macron ha sollevato l’argomento con l’omologo russo Vladimir Putin, sottolineando la necessità di trovare “una urgente soluzione umanitaria”. Putin e il presidente ucraino Petro Poroshenko hanno discusso un possibile scambio di prigionieri quest’estate, senza che fosse raggiunto un accordo. Il Cremlino sinora non ha dato risposte sul rilascio, affermando che una richiesta di grazia possa essere presentata solo dallo stesso prigioniero, che ha rifiutato di chiederla. La scorsa settimana una cugina di Sentsov, Natalia Kaplan, ha dichiarato che il regista sta “perdendo la speranza”, dicendo di sentirsi “vicino alla fine”.
Ha anche raccontato che “il suo battito cardiaco è sceso a 40 al minuto, che lamenta dolori cardiaci, è debole e tenta di non alzarsi spesso per risparmiare forza”. Sentsov, padre di due figli, riceve integratori via flebo. È stato dichiarato colpevole di aver pianificato attacchi incendiari in uffici pro-Mosca in Crimea, dopo che la Russia ha annesso la penisola nel 2014. È stato condannato a 20 anni di carcere per terrorismo e traffico di armi, in un processo criticato anche da Amnesty International, Unione europea e Stati Uniti.