MILANO – Quali cose non si diranno più con lei ministro per gli Affari europei? “L’espressione ‘sbattere i pugni’, per esempio. Chiunque abbia frequentato quelle riunioni a Bruxelles sa che non esiste formula più lontana da quel contesto che ‘sbattere i pugni’. E non si tratta, sia chiaro, di una critica a chi è venuto prima di noi. È proprio la cosa in sé, il gesto evocato, che non regge. L’Europa non è Bruxelles. È l’alleanza tra ventotto paesi che stanno insieme perché separati non potrebbero sopravvivere”. Così Enzo Amendola in un’intervista al ‘Corriere della Sera’. “Dagli ultimi 15 mesi di urla, risse, liti, strepiti con e rispetto all’Europa, mi dice una cosa, una, che come italiani ci abbiamo guadagnato?”, aggiunge.
Il neo ministro per gli Affari europei accetta l’etichetta di “europeista Doc” e va oltre: “Non solo io. Ma anche la maggior parte dei nuovi ministri del governo Conte, che come primo atto ha avuto il merito di indicare Gentiloni commissario europeo, si è politicamente formata dopo la firma del Trattato di Maastricht. Siamo nativi europeisti. Senza l’Europa, anche un grande Paese come il nostro sarebbe un battello che naviga nel mare mosso della globalizzazione”.
(LaPresse)