Ue, corsa a ostacoli per Conte a Bruxelles: rischio infrazione sempre più alto

Foto Filippo Attili / LaPresse in foto Giuseppe Conte

MILANO – Con la forbice dei tagli in bella mostra, ma poca voglia di usarla. Sfruttando una metafora, potrebbe essere questa la fotografia del vertice europeo visto dalla prospettiva di Giuseppe Conte. Al centro della riunione di Bruxelles dovrebbero esserci le nomine nelle nuove istituzioni Ue, ma a catalizzare l’attenzione è soprattutto il tentativo di evitare una procedura di infrazione per debito eccessivo, che sarebbe un vero e proprio dramma per il nostro Paese.

“Qualche giornalista scrive che sarei venuto a Bruxelles con le mani vuote, ma rappresento un Paese del G7, il terzo dell’Eurozona, la seconda azienda manifatturiera d’Europa, come si può pensare che io venga a mani vuote?”, si presenta carico il premier. Infatti al tavolo con i partner continentali arriva con un ‘gruzzolo’ interessante: 5 miliardi di euro, di cui 2 dall’accantonamento prudenziale della manovra 2018 e altri 3 recuperati dai risparmi sulle misure bandiera di M5S e Lega, ovvero reddito di cittadinanza e Quota 100.

In realtà a Bruxelles avrebbero preferito un via libera del Consiglio dei ministri di mercoledì scorso all’assestamento di bilancio, anche se in netto anticipo rispetto al termine consolidato del 30 giugno. Sarebbe stato un ‘segno di pace’ di Roma, oltre che una garanzia molto più forte e concreta rispetto a una previsione.

La mediazione tra le due forze di maggioranza – e l’assenza di alcuni passaggi tecnici -, però, hanno fatto slittare i tempi. Se ne riparlerà mercoledì prossimo, assicura Conte ai cronisti, ma anche ai tanti capi di Stato e di governo che incontra nel suo primo giorno europeo.

Poco prima dell’avvio del vertice ha avuto uno scambio con il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, e il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, ma anche con il premier lussemburghese, Xavier Bettel, quello greco, Alexis Tsipras, e l’olandese, Mark Rutte, oltre ovviamente alla cancelliera tedesca, Angela Merkel.

Sebbene la ‘carta d’oro’ su cui l’Italia punta è la Francia di Emmanuel Macron, con cui il presidente del Colloquio ha parlato a lungo negli ultimi giorni, notando – per fattori differenti (vedi il successo di Marine Le Pen alle europee) – una “sensibilità” comune all’inquilino dell’Eliseo.

Conte annusa aria ‘strana’ a Bruxelles

Nel governo italiano c’è “preoccupazione”, perché si percepisce la possibilità che una Commissione europea uscente potrebbe adottare posizioni più dure sui nostri conti pubblici. La situazione, di fatto, è più “rischiosa” rispetto a quella di dicembre 2018. Lo dimostra la durezza delle parole del commissario Ue agli Affari economici, Pierre Moscovici, che, rispondendo a chi gli chiedeva un commento sulla lettera del presidente del Consiglio, lancia un missile terra-aria: “Prenderemo in considerazione le sue parole, ma ora una procedura per debito è giustificata. Quindi lavoriamo nel rispetto delle regole, che sono intelligenti e favoriscono la crescita”.

Palazzo Chigi ci prova pure a mandare giù il rospo, ma quando risale la risposta piccata arriva: “Le regole devono sempre essere interpretate e l’interpretazione può essere più o meno intelligente”. Anche perché, il premier lo aveva detto in chiaro: “L’Italia non vuole sottrarsi alle regole vigenti sulla procedura di infrazione”.

Ma la situazione si è maledettamente complicata e le tensioni interne alla maggioranza Lega-M5S non aiutano, anche se Conte garantisce che “con Salvini e Di Maio non abbiamo mai avuto diverbi o contrasti”. Il problema per ‘l’avvocato difensore del popolo’, però, sarà convincere di questo anche l’Europa. (LaPresse)

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