Il Parlamento europeo ha approvato una nuova e discussa normativa destinata a modificare l’etichettatura dei prodotti alimentari a base vegetale. La misura, passata con un voto in aula, vieta l’utilizzo di denominazioni tradizionalmente associate alla carne, come “hamburger”, “bistecca”, “salsiccia” e “scaloppina”, per descrivere alternative che non contengono ingredienti di origine animale.
L’obiettivo dichiarato della legge è quello di garantire la massima trasparenza per i consumatori e di prevenire ogni possibile confusione sul mercato. Secondo i sostenitori, guidati dalla relatrice Céline Imart del Partito Popolare Europeo, i termini legati alla macelleria devono essere riservati esclusivamente a prodotti derivati da animali. Questa revisione rientra nel più ampio quadro della nuova Organizzazione Comune dei Mercati agricoli e mira a tutelare i produttori del settore zootecnico tradizionale.
La decisione ha però scatenato un’ondata di critiche da più fronti. Organizzazioni ambientaliste e per la tutela dei consumatori, come il BEUC (Organizzazione Europea dei Consumatori), hanno definito la misura superflua e controproducente. A loro avviso, i consumatori sono già perfettamente in grado di distinguere un prodotto vegetale da uno animale, grazie a etichette e packaging sempre più chiari ed espliciti.
Anche importanti catene della grande distribuzione, tra cui Aldi e Lidl, si sono espresse negativamente, bollando il provvedimento come un’inutile barriera burocratica. Il timore è che questa normativa possa rallentare la crescita e l’innovazione nel settore delle proteine alternative, un mercato in forte espansione in tutta Europa e considerato strategico per la transizione verso un sistema alimentare più sostenibile e con un minore impatto ambientale.
Il percorso legislativo non è ancora concluso. Dopo il via libera del Parlamento, il testo dovrà essere negoziato e approvato in via definitiva dal Consiglio dell’Unione Europea e dalla Commissione. Se l’iter si concluderà con una conferma, la nuova regolamentazione potrebbe entrare in vigore entro il 2028, imponendo un’armonizzazione delle etichette in tutti i 27 Stati membri.
Questo voto rappresenta un momento cruciale nel dibattito sulla futura alimentazione in Europa. Da un lato, si cerca di proteggere un comparto storico come quello della zootecnia; dall’altro, si rischia di frenare un’industria innovativa che risponde a una crescente domanda di prodotti sostenibili. La questione su come bilanciare tradizione, trasparenza e progresso ambientale rimarrà al centro dell’agenda politica europea dei prossimi anni.





















