MILANO – La lettera a Bruxelles non è un’ossessione, ma un tarlo. Giuseppe Conte sta dando fondo a tutte le sue capacità di trattativa per creare attorno all’Italia (e al suo governo) un cuscinetto che tenga il Paese al riparo da una procedura di infrazione per debito eccessivo che sarebbe devastante, invasiva e sanguinosa.
Già al vertice di Malta ha tessuto la sua tela, in primis con Emmanuel Macron, perché il presidente francese “c’è una sensibilità alle istanze di stabilità sociale e non solo finanziaria” che non si trova in altri partner europei. Quindi, per il premier “Parigi può essere un Paese con cui coltivare delle sinergie”.
Non basta, però. A livello internazionale “la fedeltà euroatlantica è confermata ed è ai massimi livelli”, spiega il capo del governo, ecco perché il messaggio (forte) che lancia alla nuova Commissione europea che sta nascendo è: “Stop al primato della finanza, che non offre chance di crescita all’Europa, nel segno dello sviluppo sociale, dell’equità e della solidarietà”.
Conte chiede e offre collaborazione a chi crede nel progetto continentale, purché l’orizzonte sia lungo e in discontinuità con il passato, anche quello recente: “Siamo all’aurora di una nuova legislatura, a un passaggio critico per l’Europa e chi non se ne rende conto, rischia di far del male” al Vecchio continente. Ecco perché “l’Italia si dimostrerà più europeista degli altri Paesi, nella misura in cui riuscirà a dare un contributo critico a rinnegare quel primato della finanza che negli ultimi anni sta assorbendo tutte le energie del dibattito pubblico”.
Serve un governo forte, che il presidente del Consiglio assicura di avere alle sue spalle
“Ho sentito Matteo Salvini prima della sua partenza per gli Usa e, ribadisco, c’è un clima di rinnovata fiducia e di dialogo”. L’obiettivo resta quello di “lavorare per l’interesse dei cittadini italiani, affrontando questo passaggio della procedura di infrazione in assoluta unione e unità di intenti”.
Senza una squadra coesa, peraltro, difficilmente Roma riuscirà ad avere quel peso politico che serve ad ottenere una delega di peso nella prossima Commissione Ue, che guiderà la transizione economica del continente per i prossimi 5 anni, nei quali si dovranno affrontare problemi come la crescita dell’Asia e la campagna elettorale negli Stati Uniti, impegnati nella ‘guerra dei dazi’ con la Cina, e un equilibrio fragilissimo tra Medio Oriente e Africa.
Un’Europa che in questo contesto sbagliasse formazione, rischierebbe guai grossi. “L’importante è arrivare a delle nomine di personalità che facciano il bene dell’Europa”, ammonisce Conte.
Conte precisa meglio il suo pensiero
“Personalità che abbiano reale spessore politico, siano consapevoli dei problemi della fase di crisi e transizione che stiamo attraversando e sappiano interpretare lo spirito dei tempi”.
Senza dimenticare, ovviamente, i dossier interni dei Paesi membri. L’Italia ha tre temi aperti, di cui discuteranno il premier e i suoi vice a breve, forse già mercoledì 19 giugno: la Flat tax voluta dalla Lega e da Salvini, il salario minimo orario con la riduzione del cuneo contributivo sul lavoro sponsorizzato dal M5S e Luigi Di Maio e la riforma della giustizia, che ora che più che mai si rende urgente e non rinviabile.
“Non possiamo pensare, per reazioni emotive, di intervenire a caldo – sottolinea Conte -. Dobbiamo creare una netta linea di demarcazione tra politica e servizio giurisdizionale”, perché “non è ammissibile che ci siano zone di promiscuità e di contiguità”. Una linea che potrebbe ritrovare sulla stessa lunghezza d’onda alleati ancora troppo distanti. (LaPresse)