MILANO (LaPresse) – “I difetti sono numerosi nell’Unione Europea. Un’opera non ancora compiuta. E con istituzioni dall’apparenza federale che però non lo sono. Spesso le attese sono superiori ai risultati. Non di rado deludenti o tardivi. Quell’Europa che ci dice come devono essere impacchettati i prodotti alimentari o interviene in capillari dettagli del nostro quotidiano, non riesce ad affrontare tempestivamente questioni cruciali. Basti pesare alle risposte altalenanti alla grande crisi economica globale. O alle carenze di fronte alle epocali migrazioni”. Sono le parole del ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, in un’intervista a QN.
Il ministro Moavero contro i nazionalismi esasperati
Quanto all’avanzata in molti paesi europei di nazionalismi con venature xenofobe, “preoccupa perché il nazionalismo esacerbato è proprio antitetico al progetto d’integrazione europea. Dico sempre che gli stati, aderendo all’Ue, rinunciano a una parte dell’esercizio esclusivo della loro sovranità nazionale. Per condividerla con altri stati. Questa è l’essenza base della costruzione europea”.
“L’Ue – spiega ancora Moavero – non è ancora una una federazione. Ma è già molto di più di una semplice organizzazione internazionale tra stati. Le sue istituzioni sono comuni e in queste istituzioni noi continuiamo a esercitare la sovranità. Seppure insieme ai partner. Il ritorno dei nazionalismi riduce la condivisione e può negarla. In una tale, possibile deriva c’è più di un pericolo. Infatti, i nazionalismi eccessivi possono davvero distruggere quanto si è laboriosamente fatto dal 1950 in avanti nel nostro continente”.
Gli errori dell’Ue e la necessità di ripartire sotto il segno dell’unità
Per il ministro degli Esteri “dobbiamo percorrerla affrontando le insidie che abbiamo davanti. C’è una sfida economica e occupazionale. Bisogna governare i flussi migratori, incombe il cambiamento climatico, occorre tenere il ritmo dell’innovazione continua. Solo se dimostriamo che insieme gestiamo meglio queste emergenze molto concrete, i nostri cittadini potranno credere nell’Europa. Invece, se non riusciamo a dare risposte, rischiamo che questo progetto in teoria ineluttabile, si riveli alla prova dei fatti incapace di rispondere alle aspettative”.