Ue ‘giustifica’ la procedura infrazione. Moscovici: “La mia porta è aperta”

AFP PHOTO / LOUISA GOULIAMAKI

BRUXELLES – “La mia porta è aperta”. Pierre Moscovici fa uno sforzo e si esprime in italiano in conferenza stampa. Il tono del Commissario agli affari economici e monetari è amichevole ma i dati pesano. “Le cifre per il 2018 sono problematiche su due fronti. Invece di ridursi, il debito pubblico italiano, che rappresenta un onere maggiore per l’economia, è aumentato ulteriormente dal 131% al 132% del Pil. E il deficit strutturale, che doveva scendere dello 0,3% secondo la raccomandazione del Consiglio, si è invece ampliato dello 0,1%, il che significa che c’è stata una differenza di 0,4 punti percentuali rispetto all’obiettivo di conformità”.

E i conti secondo le previsioni di Bruxelles non migliorano nemmeno per il 2019 con “un peggioramento del deficit strutturale” e ancor meno nel 2020 con “un forte aumento del disavanzo sia in termini strutturali che nominali, al 3,5% del Pil, ben al di sopra della soglia prevista dal trattato”. Per non parlare del debito pubblico che schizzerà al 135% del Pil nel 2020.

“La porta è aperta”

Dati che secondo la Commissione giustificano l’apertura della procedura per debito eccessivo nel 2018. “La porta è aperta”, ha ribadito come un mantra Moscovic. Lo ha fatto parlando di un dialogo con il governo sulla base di “elementi fattivi” senza mai utilizzare la parola “manovra”. Più audace il falco Dombrovskis, da sempre sostenitore di una linea più rigida. Chiede una “correzione della traiettoria della linea di bilancio” e poi rincara la dose. “Le recenti politiche dell’Italia hanno inflitto danni e L’Italia paga per interessi sul debito tanto quanto spende per tutta l’istruzione, pari a 38.400 euro per abitante”.

Le parole di Conte

Dal Vietnam il premier Conte prende la parola. “Io sono sempre determinato e ottimista e farò di tutto per scongiurare una procedura che farebbe del male al Paese” ma Bruxelles ha già pronta la sua ricetta da seguire. Assicurare una riduzione nominale della spesa primaria netta dello 0,1% nel 2020, che corrisponde ad un aggiustamento strutturale annuo dello 0,6% del Pil, circa 9 miliardi di euro, riformare i valori catastali, che porteranno ad un aumento della tassazione immobiliare; combattere l’evasione fiscale attraverso l’uso della fatturazione elettronica e ridurre la soglia di utilizzo dei contanti. Implementare pienamente la passata riforma delle pensioni, riformare il mercato del lavoro per combattere il lavoro sommerso e aumentare la partecipazione delle donne, migliorare l’efficienza della pubblica amministrazione, ridurre l’eccessiva lunghezza dei processi e puntare su investimenti nella ricerca. Sono le principali raccomandazioni che la Commissione ha presentato in contemporanea all’analisi dei conti pubblici.

L’ultima parola

Ora la parola passa agli esperti europei del comitato economico e finanziario poi sarà ancora la Commissione a proporre al Consiglio dei ministri delle finanze l’avvio della procedura di infrazione e le correzioni che l’Italia deve adottare per evitare possibili sanzioni. L’ultima parola spetterà dunque ai ministri delle finanze europei che dovranno decidere se far scattare il meccanismo. La prima riunione utile è quella del 9 luglio. L’Italia ha poco meno di un mese per far cambiare idea a Bruxelles, di fronte ad un percorso che sembra già tracciato. Ma c’è uno scenario che preoccupa i funzionari europei: cosa succederebbe in caso di crisi di governo? Gli sherpa preferiscono non rispondere apertamente ma si lasciano sfuggire che “difficilmente vengono sanzionati i governi dimissionari”.

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