Un milione di specie a rischio estinzione

La perdita di natura aumenta la nostra vulnerabilità alle pandemie

NAPOLI – Il nostro pianeta è in pericolo e l’impegno dei Paesi non è sufficiente a scongiurare la perdita degli ecosistemi. Il nuovo report del Wwf “Bridging the Gap: Translating political commitments into an ambitious Global Biodiversity Framework” (Colmare il divario: trasporre gli impegni politici in un ambizioso accordo globale sulla biodiversità) pubblicato ieri, in vista dell’imminente inizio dei negoziati delle Nazioni Unite sulla biodiversità, che partiranno domenica 13 marzo, mostra come la bozza di accordo globale sulla biodiversità negoziata dai governi non sia sufficiente ad invertire la curva della perdita di natura entro il 2030 e non rispetti gli impegni ambiziosi presi pubblicamente per affrontare la crisi di biodiversità che stiamo vivendo. Il dossier contiene un’analisi dei principali impegni internazionali che sono esplicitamente riconducibili ai negoziati sull’accordo globale sulla biodiversità, segnalandone aspetti critici e possibili aree di intervento.

SPECIE IN PERICOLO

Secondo le stime del Wwf sono un milione le specie attualmente minacciate di estinzione, e siamo stanchi di promesse vuote, che non si risolvono in azioni concrete. Ciò ci espone anche a rischi sanitari. “L’attuale catastrofica perdita di natura sta aumentando la nostra vulnerabilità alle pandemie, inasprendo gli impatti del cambiamento climatico e minacciando sia i nostri mezzi di sussistenza, sia l’economia globale. I leader stanno perdendo di credibilità e devono agire ora per colmare il divario tra gli impegni nature-positive e la bozza di accordo globale sulla biodiversità al 2030 (GBF 2030), oggi troppo poco ambiziosa e limitata”, spiega Marco Lambertini, direttore generale Wwf Internazionale.

AREE DI INTERVENTO

Il report “Bridging the Gap” identifica nove aree in cui la bozza attuale del GBF 2030 manca di ambizione. L’attuale stesura richiede solamente che “l’aumento del tasso di estinzione [delle specie] sia fermato o invertito e il rischio di estinzione sia ridotto di almeno il 10 %”. I governi dovrebbero invece spingere perché si intraprenda un’azione urgente per prevenire l’estinzione delle specie che risultino essere minacciate dal 2022 (quindi immediatamente) e per aumentare l’abbondanza di popolazione di specie che debbano essere recuperate entro il 2030. Manca un forte meccanismo di revisione che consenta ai governi di rendicontare regolarmente i propri progressi e accrescere il proprio impegno nel tempo per conseguire gli obiettivi. Sono insufficienti le azioni proposte per affrontare i modelli insostenibili di produzione e consumo in gran parte responsabili della perdita di natura;Mancano impegni finalizzati a cancellare o riconvertire tutti i sussidi dannosi per la natura e non c’è alcun riferimento esplicito che garantisca l’adozione e l’attuazione di un approccio basato sui diritti.

SERVE MAGGIORE IMPEGNO

Per il Report “Bridging the Gap” la bozza di accordo globale deve essere significativamente rafforzata se vuole essere in linea con le promesse dei leader di invertire la curva di perdita di biodiversità entro il 2030, come stabilito in una serie di impegni. Per il Wwf trasformare i settori produttivi chiave che favoriscono la perdita di biodiversità (in particolare l’agricoltura e i sistemi alimentari) è essenziale per affrontare questa crescente emergenza. “L’Italia ha giocato un ruolo cruciale nella preparazione del comunicato del G20 di Roma dello scorso 30 e 31 ottobre- afferma Isabella Pratesi, direttore Conservazione del Wwf Italia-. Ora l’impegno dichiarato dai leader italiani deve tradursi nella definizione e approvazione della Strategia Nazionale per la Biodiversità e in un livello di ambizione dell’accordo globale per la biodiversità idoneo ad affrontare l’entità della crisi di natura che stiamo vivendo. Un impegno internazionale ambizioso tradotto in azioni concrete a livello nazionale e locale dimostrerebbe che le parole dei leader non sono solo dichiarazioni vuote”.

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