Un nuovo Masaniello

Tutto esaurito, al teatro di Livorno, per la conferenza di Alessandro Ordini, docente universitario, sociologo, balzato agli onori delle cronache per essere uno dei sostenitori delle ragioni dei Russi nella guerra in Ucraina. Il professore è assurto a portabandiera degli apoti, quelli che non la bevono, come soleva chiamarli Giuseppe Prezzolini intellettuale borghese del secolo scorso, noto per il suo “Manifesto dei Conservatori”. Pur tra cento distinguo e prese di distanze dalle immonde carneficine consumate dall’esercito di Vladimir Putin e dai sui mercenari siriani e ceceni, dei quali poi i russi lasciano i cadaveri marcire sul terreno, senza sepoltura, Orsini si incammina verso tesi che, sostanzialmente, sostengono le buone motivazioni degli aggressori. Le argomentazioni del sociologo sono pacate ma inamovibili e fanno leva sui pregressi crimini compiuti dagli Ucraini nel Donbas ai danni della popolazione russofona e sull’ingerenza degli statunitensi e della Nato nella vicenda del conflitto scatenato da Mosca. Tanto è bastato perché i bastian contrari, sparsi per l’Italia ed attivissimi sui social, lo elevassero a difensore del pensiero avverso a quello del governo italiano, reo – a detta loro – di essersi schierati con quelli che armano gli ucraini e ne sostengono il diritto a difendersi. Dietro queste tesi strampalate emerge il consenso di quella parte di italiani che, lasciata momentaneamente la lotta contro la terapia vaccinica, si ribellano ad un presunto pensiero unico governativo sul conflitto in corso ad Est. Costoro, da sedicenti scienziati e virologi si sono, come d’incanto, trasformati in esperti di storia e geo politica, schierandosi ad oppunendum contro la guerra. In verità la schiera dei militanti è ben assortita e contiene forze composite che vanno dalla sinistra antagonista anti americana, ai pacifisti a senso unico, dai profeti disarmati, che invocano l’arrendevolezza e la “pace comunque sia”, agli italioti che vogliono tenere la pancia piena ed i piedi al caldo senza che gli si arrechi loro il minimo disturbo. Valori, principii, idealità, solidarietà verso un popolo aggredito, che dovrebbe pagare in termini di morte e genocidio le eventuali colpe perpetrate nella regione del Donbas? No grazie!! Una minoranza rumorosa, fatta per lo più da eruditi da fresche letture, loro propinate in quel riassunto tipo Bignami che è diventata la rete social . Molti tra questi sono analfabeti funzionali, ovvero gente che pur sapendo leggere e scrivere, spesso, non comprende il testo che legge e che parifica la conoscenza del mondo per il tramite di quel poco che conosce. Opinioni elevate al rango di verità, suffragata dai like espressi dai propri consimili in rete. E’ ormai una moda, un criterio distintivo, quello di dissentire, sempre e comunque contro chiunque. Sanculotti, ma griffati, che cercano una bastiglia da conquistare, la roccaforte di un potere retrivo e liberticida da distruggere, nel mentre sperperano una libertà garantita dalla Costituzione quasi mai accompagnata dalla responsabilità di utilizzarla con discernimento. Insomma, un popolo di insoddisfatti, che poco si cura del fatto che il Governo che contesta elargisce a piene mani prebende, aiuti e redditi di cittadinanza, mostrando un lassismo che è l’esatto contrario del governo tirannico. Questo blocco sociale ha bisogno di un condottiero, qualcuno che realizzi un’idea diversa di società. Persone che, spesso, non sanno cosa chiedere ma le vogliono subito. Allora migliaia di massaie si trasformano in Charlotte Corday, la nobildonna francese che, convertitatisi agli ideali rivoluzionari arrivò ad assassinare il leader politico giacobino Jean-Paul Marat. Contrariamente a Beppe Grillo, Alessandro Orsini non si lancia in apodittiche teorie contro la casta, quella categoria di potenti vagheggiata dai 5 Stelle come unica causa del debito pubblico e dei privilegi. Il linguaggio del professore è mite e tenace, ma al tempo stesso sociologicamente inaccettabile nel momento in cui paventa l’esistenza di un mainstream in Italia che vorrebbe conculcare libertà di pensiero ed uniformare le opinioni dei dissenzienti. Al contrario viviamo in una nazione nella quale manca spesso il pensiero, figurarsi quello uniformante e obbligatorio! Se i presupposti sono sbagliati, le tesi sono erronee e le conseguenze tragiche, come ci ha insegnato la demagogia dei pentastellati. Per non dire del moralismo di basso conio che circola sulle reti social favorendo la nascita di un opinione diffusa che aggrega consensi gratuiti ed incolti. Alla fine della fiera, la morale che se ne ricava è sempre la stessa: indignarsi verso gli altri per giustificare se stessi, denunciare gli sperperi ed incamerare redditi di cittadinanza, additare le carenze della politica e non interessarsene se non per convenienza personale. Per fare questo serve un Masaniello, un istrione e Orsini non pare averne le stigmate.

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