Un passato che non torna

Sono ormai centinaia gli appelli che da più parti giungono attraverso i media ed i social network, affinché torni la pace in Ucraina. Per quanto autorevoli siano le voci di coloro i quali inneggiano a questi pur nobili propositi, le loro si rivelano solo delle accorate invocazioni, prive dei più elementari presupposti in grado di trasformarle in “fatti concreti”. Tali voci riecheggiano a tutto spiano in buona parte (e per conto) di quella Sinistra che, sonoramente sconfitta dalla Storia e poi nelle urne, negli ultimi lustri, ricomincia con le scolaresche orientate dai capipopolo con tanto di bandiere rosse al seguito. Una vaga reminiscenze “sessantottina” ormai logorata dal tempo edace, ridotta in sedicesimi dall’anacronismo e dalla modernità . Stranamente da questo versante nulla si ode a proposito dell’Iran. Semplicemente nessuno si preoccupa o protesta per quello che avviene nella antica terra di Persia ove da mesi donne e studenti vengono puntualmente massacrati dalle guardie della rivoluzione e dai custodi della morale, tutti strettamente di rito musulmano sciita. Una rivolta partita dalla gente più istruita e dal gentil sesso dopo la morte di Mahsa Amini rea di aver mostrato una ciocca di capelli fuori dal velo. Nella feroce repressione del regime oltre duecento, finora, le persone che hanno perso la vita. A cominciare dalla giornalista Hadith Najafi che aveva capeggiato la rivolta. Ebbene sì: la Sinistra italiana, se non ha un’utilità politica da poter sbandierare per i propri scopi, neanche s’interessa a fatti del genere! Per la serie: l’Ucraina sì, l’Iran no. Una doppiezza comportamentale che è ontologica per i militanti di quella parte politica, retaggio del mito farlocco della superiorità morale di cui hanno sempre menato vanto i “sinceri” democratici di ogni epoca. Nel mentre si invoca la pace, qualunque essa sia, ovvero con la resa degli occupati e l’annessione dei territori conquistati dagli occupanti di Putin, si sorvola su fatti che confermano la ferocia e la tracotanza del regime teocratico di Teheran e dei suoi barbuti e mistici Ayatollah. Per dirla con altre parole: la musica non cambia né si modifica la faziosità tipica di chi proprio non riesce a distinguere il male ed il terrore se non può asservirlo agli scopi politici che si prefigge di raggiungere. Nel mentre tutto questo accade, oltre a piovere missili su Kiev allo scopo di sterminare la popolazione oppure piegarla con il freddo ed il terrore, nel Belpaese gli eredi di “falce e martello”, agonizzanti e divisi in bande di potere, lanciano una nuova fase palingenetica per darsi una nuova prospettiva di rilancio e di gradimento popolare. Tra i contendenti alla segreteria dem più accreditati ecco spuntare il governatore della Regione Emilia Romagna Bonaccini ed una ragazza che punta a fare da contraltare a Giorgia Meloni. Per capire chi sia la nuova “pasionaria” che dovrebbe guidare il Pd, ovvero Elly Schlein, basta guardare al programma che questa si prefigge di realizzare come piattaforma politica: lotta alle disuguaglianze, contrasto al neoliberismo (di cui non c’è traccia nei governi repubblicani), redistribuzione della ricchezza (e del sapere), giustizia sociale e giustizia climatica, difesa dei diritti civili. Insomma: una riproposizione di vecchi arnesi ideologici. Un rilancio bello e buono di quel socialismo massificante che fu sotterrato sotto le macerie del muro di Berlino nel secolo scorso. Un mondo a parte, che esula dalla realtà, che ignora la circostanza secondo cui l’Italia ha il quarto debito pubblico al mondo, la spesa publica al 54% del PIL, la total tax rate oltre il 60% (media UE 40%), un terzo delle capitalizzazione della Borsa nelle mani dello Stato, che possiede circa diecimila aziende partecipate e 13 delle 50 società non bancarie più grandi, coprendo il 34% della loro forza lavoro. Insomma: è la lotta al neo liberismo in uno Stato cripto socialista ove lo statalismo la fa da padrone con i suoi Monopoli sul libero mercato di concorrenza!! Esattamente la Schlein – che evidentemente non ha mai lavorato un giorno in vita sua – niente sa di liberalismo e liberismo di cui pure si lamenta. L’aspirante leader del Nazareno ignora bellamente cosa sia la produzione di ricchezza in una nazione come la nostra, nella quale debito pubblico, intralci burocratici ed alta tassazione rendono la produzione di ricchezza un compito al limite dell’impossibile. Ciònonostante ella pretende di…distribuire quella stessa ricchezza (!) come se questa fosse il frutto di un ladrocinio oppure del mitico sfruttamento di una classe operaia già da tempo diventata ceto borghese. Quello che però fa più impressione è il principio della “ridistribuzione del sapere” che non si comprende bene cosa sia in un contesto scolastico dove il “sapere” è già rarefatto e subalterno al principio di accoglienza e parificazione sociale. Se il pacifismo strabico e calcolatore si accompagna a questo vecchio armamentario ideologico, disancorato dalla realtà, rappresentando il futuro del Pd, allora non c’è palingenesi verso la modernità, ma solo l’illusione di un passato che non torna

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