La Corte dei Conti – Sezione delle Autonomie – ha fornito un ulteriore contributo al dibattito sull’attuazione dell’autonomia differenziata (giugno 2021). Il documento è preciso e chiarisce nettamente quel principio di sussidiarietà vergato dalla modifica del Titolo V della Costituzione, nel 2001. La pretesa autonomia differenziata avanzata da alcune Regioni del Nord, ovvero la richiesta di ulteriori funzioni e competenze, va supportata da un comprovato livello di efficienza di quest’ultime, superiore rispetto allo Stato centrale. Di fatto, il principio di sussidiarietà soppianta il vecchio parallelismo tra competenze legislative (Governo, Parlamento) e funzioni amministrative, sostituendolo con delle differenziazioni anche tra enti dello stesso rango. Se è tempo di analisi, oltre che di riflessioni, la crisi sanitaria ha letteralmente de-costruito la filosofia della sussidiarietà, mettendo in discussione proprio l’impostazione del Titolo V modificato. Il conflitto Stato-regioni nella gestione e contenimento dell’emergenza da COVID-19 ci dice di una verità ostinata e contraria a tale equilibrio legislativo. Tre esempi ne chiariscono la portata.
La regione Marche ordina la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado, compresa quella universitaria, su tutto il territorio regionale. Il Governo impugna l’atto ed il TAR Marche annulla l’ordinanza del Presidente della Regione, Ceriscioli (febbraio 2020). Il presidente della Regione Campania ordina il divieto delle attività sportive, ludiche o ricreative all’aperto in luoghi pubblici o aperti al pubblico. A ricorrere è un cittadino, ma avrà torto. Il TAR Campania sosteneva che la specifica norma regionale non contrastava con le misure predisposte dal Governo su tutto il territorio nazionale (marzo 2020). Il presidente della Regione Calabria emette ordinanza per la riapertura, a livello regionale, delle attività di ristorazione e somministrazione di alimenti e bevande (prevedendo i servizi ai tavoli all’aperto). Il Governo ricorre ed il TAR Calabria annulla l’ordinanza della regione Calabria (aprile 2020). Su tutte le possibili interpretazioni fatte, prima e durante la pandemia, sembrerebbe indubitabile la colpa delle Regioni che non si sono dimostrate pronte ed all’altezza, fronteggiando un virus mortale con un sistema sanitario locale pieno di falle, gestito male ed in parte già compromesso da livelli inaccettabili di privatizzazione. L’esercizio della competenza sanitaria concorrente con lo Stato è fallita, se non per altri motivi, per numero di contagi, per la quasi totale mancanza di terapie intensive e reparti dedicati e per l’elevata mortalità.
La pandemia ha toccato diritti civili, sociali ed economici, ha messo in discussione libertà di circolazione, vita di relazione (tempo libero, sport, etc.), diritto all’istruzione. Ma ancor prima il legislatore ha dovuto correggere la spesa sanitaria locale prevedendo la figura del commissariamento di alcune Regioni, con i cosiddetti “piani di rientro” verso i quali queste dovevano attenersi per rientrare dal debito nei confronti dei privati convenzionati. Secondo i giudici contabili è venuto meno il principio di efficienza-adeguatezza che giustifica l’autonomia differenziata. Non si può ragionare, di fronte ad una pandemia, con la chiusura delle scuole al posto della riqualificazione degli ambienti didattici, o peggio comprare inutili sedie a rotelle, ripiegando, in ultima analisi, sulla didattica a distanza; non è plausibile circoscrivere un conflitto istituzionale per aprire o chiudere bar, ristoranti, palestre e teatri, e vietando il movimento delle persone. Questo non è contemperare le esigenze sanitarie con la sicurezza di chi abita il territorio, ma è l’annullamento della vita in cambio di niente. Ebbene sembra più che necessario richiamarsi all’art. 3 della Costituzione, che pretende uguaglianza dei cittadini su tutto il territorio nazionale, in ordine ad accesso, qualità e costi delle prestazioni essenziali. I diritti camminano insieme, nessuno annulla l’altro, né per aree geografiche tantomeno per pari dignità del vivere. Esiste un unico dovere amministrativo-politico-istituzionale: garantire uguali percorsi di diritto e di salvaguardia al futuro, per tutti, tanto al nord quanto al sud, ancor più in uno stato di emergenza sanitaria.
di Raffaele Carotenuto, scrittore e meridionalista